2021: l’anno dell’ingorgo agromeccanico

Aggiornamento: Annullato Sima 2021, si svolgerà a novembre 2022Leggi tutto

Covid-19 permettendo, il 2021 sarà un anno da bollino nero sulle autostrade della meccanica agraria. Gli svolgimenti di Eima International in Italia, dal 3 al 7 febbraio, Sima in Francia, dal 21 al 25 dello stesso mese, e Agritechnica in Germania, dal 14 al 20 novembre, rischiano di mandare in tilt la circolazione degli espositori e dei visitatori sulla direttrice Bologna, Parigi, Hannover.

Colpa del virus, certo, che ha beffardamente condizionato i riposizionamenti di Eima International e Sima, disegnando un calendario fieristico che impone delle scelte drastiche agli espositori, in vista soprattutto delle prime due fiere dell’anno. Un bivio al quale il mondo dell’imprenditoria agromeccanica era già arrivato, ben prima della pandemia, vista la scelta degli organizzatori della fiera francese di sovrapporsi ad Eima International in autunno degli anni pari e di abbandonare la storica collocazione di fine febbraio.

Scelte che qualcuno ha già fatto. Nelle ultime settimane sono arrivate infatti le defezioni ad Eima International dei gruppi americani John Deere e Agco; il brand di Moline ha inoltre annunciato che non si presenterà nemmeno a Parigi. Nei rispettivi comunicati la decisione è motivata dalla preoccupazione per la situazione sanitaria e presa, quindi, per tutelare la salute dei loro uomini e dei clienti. Sono valutazioni assai delicate che in queste settimane stanno affrontando molte aziende del settore. La situazione molto fluida potrebbe riservare altre sorprese.

Certo l’anno 2021 sarà ricordato come quelli in cui passa una cometa vicino alla Terra, una coincidenza straordinaria. Le rassegne italiana e francese hanno annunciato infatti che torneranno a svolgersi nell’autunno degli anni pari e quindi già nel 2022, lasciando ai tedeschi campo libero nell’autunno dei dispari.

In ogni caso, Covid-19 a parte, quando torneremo alla normalità dovremmo prendere atto che tre manifestazioni fieristiche di un così alto spessore e che movimentano, stando ai dati ufficiali delle ultime edizioni, quasi un milione di visitatori in dodici mesi sembrano una frequenza esagerata. Inoltre non dobbiamo dimenticare che quasi tutti i Paesi europei possono vantare fiere di settore che come interesse superano abbondantemente i confini nazionali.

Per le tre più importanti rassegne continentali la soluzione, a nostro avviso, è una sola e la ripetiamo ancora una volta: la cadenza triennale. Si tratta sicuramente di un grande sacrificio ma anche di una garanzia di futuro per tutti, perché nemmeno i tedeschi possono dirsi del tutto tranquilli.

Qualcuno penserà che questa strada sia impraticabile, forse invece merita una riflessione urgente perché tra qualche anno il calendario fieristico in Europa potrebbero scriverlo gli espositori; ne avrebbero certamente la forza.

Marco Limina