Prezzi seminativi aprile 2020

Prezzi seminativi al 27 aprile 2020.

cereali

La penultima settimana di aprile è stata caratterizzata, per quanto riguarda il mercato nazionale dei cereali e dei semi oleosi, da lievi ribassi per tutti i prodotti, ad eccezione del frumento duro che rimane stabile.

Tra le diverse ragioni, oltre alla normalizzazione delle transazioni dopo le difficoltà di approvvigionamento di marzo, ci sono le recenti piogge cadute su quasi tutto il territorio nazionale.

Sui mercati esteri non si rilevano particolari movimenti di prezzo; si rilevano lievi cali di prezzo per il frumento tenero e per il mais quotato negli USA. Il cambio dollaro/euro è stabile (ultimo cambio di venerdì 1,08 dollaro/euro).


Prezzi seminativi al 20 aprile 2020.

I prezzi dei cereali e dei semi oleosi nazionali hanno proseguito il loro percorso di “normalizzazione” dopo i rialzi di marzo, con ribassi generalizzati per tutti i prodotti ad eccezione del grano duro.

Sui mercati esteri si indeboliscono i prodotti per uso foraggero, mentre per i frumenti i prezzi restano stabili, per lo meno in Francia.

Il cambio dollaro/euro è leggermente peggiorato a favore di quest’ultimo (ultimo cambio di venerdì 1,08 dollaro/euro).


Prezzi seminativi al 14 aprile 2020.

Dopo le tensioni registrate a fine marzo, il mercato nazionale è rimasto per lo più stabile, ad eccezione del frumento duro che continua ad aumentare su tutte le piazze.

I prodotti ad uso zootecnico sono invece in lieve calo.

Sui mercati esteri spiccano gli aumenti del frumento tenero, anche per le notizie di una possibile riduzione delle esportazioni russe. Il cambio dollaro/euro è leggermente migliorato a favore di quest’ultimo (1,09 dollaro/euro).


Prezzi seminativi al 6 aprile 2020.

In Italia continuano ad aumentare i prezzi in particolare del frumento duro e del frumento tenero, mentre i prodotti ad uso zootecnico sono in via di stabilizzazione.

Sui mercati esteri la tendenza generale è ribassista, dopo i forti recuperi della settimana precedente. Il “bazooka” della FED, con i suoi 2.000 miliardi dollari di liquidità fresca, ha sortito il suo primo effetto: una svalutazione di fatto dell’euro.

Il dollaro è infatti passato in pochi giorni da 1,11 agli attuali 1,08 dollaro/euro.