Soia: il Covid-19 scombina le carte

L’emergenza Covid-19 ha lasciato un segno profondo per il comparto agroalimentare nazionale: se da un lato ha ricordato ai consumatori finali quanto i beni di prima necessità come quelli alimentari, e quindi agricoli, siano fondamentali per la società, dall’altro ha creato una voragine in termini economici per il canale Horeca e modificato equilibri già instabili nei mercati internazionali delle commodity.

Questi sono solo alcuni dei punti toccati dal primo «Forum Cereali e colture industriali – Focus colture proteiche e oleaginose» organizzato in diretta streaming da Anb Coop con il supporto tecnico-scientifico di Nomisma, «evento che dà il via a una serie di incontri che metteranno al centro l’agricoltura e la ricerca e che coinvolgeranno imprenditori, industriali, esperti di settore e rappresentanti delle istituzioni – ha evidenziato in apertura Enrico Gambi, in rappresentanza di Anb Coop – per affrontare il mutevole scenario della domanda-offerta e le dinamiche di un mercato sempre più globalizzato».

I relatori del webinar: da sinistra, Denis Pantini, Enrico Gambi, Paolo De Castro e Enrico Zavaglia

«ll Covid-19 ha segnato una battuta d’arresto anche nell’agroalimentare, filiera strategica del made in Italy. Preoccupa lo scenario dei consumi alimentari domestici, fiaccati da una ristorazione chiusa per quasi tre mesi ma dove spicca, tuttavia, che il 22% degli italiani ha comprato più prodotti made in Italy durante il periodo di lockdown» ha evidenziato Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma. Altro dato che preoccupa è che le filiere zootecniche scontano ancora uno scarso autoapprovvigionamento di materie prime proteiche a fronte di una produzione di mangimi in crescita (+1,3% sul 2018), spinta soprattutto dalla crescita degli allevamenti avicoli, aumentati del 10% tra il 2009 e il 2019».

Soia e dipendenza dall’import

«Va sottolineato che più fattori – Pac, prezzi remunerativi e calo delle superfici coltivate a mais da granella in Italia – hanno incentivato gli agricoltori a investire in proteoleaginose: il grado di autoapprovvigionamento della soia è passato dal 20 al 36% nel periodo 2009-2019 e l’Italia resta leader della produzione in Europa».

Di soia ne ha parlato anche Enrico Zavaglia, trading manager OilSeed Dept di CerealDocks: «nell’ultimo decennio la produzione di soia è cresciuta del 30% con leader il Brasile per la produzione e la Cina per l’importazione.
Il mercato della soia europea, per quanto importante, deve fare i conti con l’estero – ha sottolineato Zavaglia –, ma l’emergenza Covid ci ha insegnato quanto sia rischioso essere dipendenti dall’importazione di queste materie prime essenziali per l’agroalimentare. Ben venga quindi il decreto competitività per le filiere – ha aggiunto – anche perché l’interesse del consumatore per prodotti ottenuti nel rispetto della sostenibilità ambientale è sempre più elevato».

Per Paolo De Castro, coordinatore S&D alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo «la grande partita del New Green Deal, con le due strategie A farm to fork e Biodiversity, rappresenta un’opportunità importante per rafforzare le filiere produttive anche nel settore dei cereali e delle colture proteiche. Uno strumento su cui far leva nell’interesse degli agricoltori e degli operatori lungo la catena del valore, che può concorrere oltretutto a ridurre la storica dipendenza dall’estero di queste materie prime».
«Un caposaldo del Green Deal – ha sottolineato De Castro – è l’innovazione tecnologica, che non significa solo agricoltura di precisione, ma nuove biotecnologie sostenibili che metteranno a disposizione degli agricoltori varietà vegetali più produttive e meno esigenti in termini di difesa e fertilizzazione».

A concludere l’incontro è stato il presidente di Assalzoo, Marcello Veronesi: «In Italia la dipendenza dall’estero per le materie prime vegetali è purtroppo in crescita. Oggi produciamo solo il 40% rispetto al fabbisogno complessivo di cereali e semi proteoleaginosi. Il dato è ancora più allarmante per le sole farine proteiche, di cui la soia rappresenta quella largamente maggioritaria, che pur vedendo l’Italia il maggior produttore europeo, accusa una dipendenza dall’estero di oltre l’80%».
«Sono soddisfatto dal piano nazionale proteine − ha concluso Veronesi − così come dal recente accordo di filiera per il mais, ma è urgente un maggiore impegno della politica nazionale per invertire questa tendenza».

 

Articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 23/2020
Soia: il Covid-19 scombina le carte
di L. Andreotti