Azoto, resa e qualità dei cereali: questione di dosi e tempistiche

È noto che per i cereali a paglia la concimazione azotata eseguita alla ripresa vegetativa a fine inverno svolge un chiaro effetto di stimolo dell’accestimento, permettendo un eventuale recupero della densità colturale in caso di condizioni poco favorevoli tra la semina e la fine dell’inverno.

In tabella A è riportato l’effetto di dosi di concimazione azotata alla ripresa vegetativa su frumento e orzo sulla densità colturale e sulla produzione di granella. Come atteso l’aumento della dose di azoto determina un chiaro aumento produttivo, che risulta in gran parte spiegato dall’effetto positivo e significativo della concimazione sulla quantità di spighe/m².


Fermo restando che l’apporto di azoto all’inizio della levata rimane quello quantitativamente più importante per soddisfare le esigenze colturali, l’intervento alla ripresa vegetativa non deve essere sottovalutato, soprattutto per le semine in cui l’impiego di semente è stato contenuto (ad esempio varietà ibride) o per specie, quali il frumento duro, caratterizzate da una minore capacità di accestimento.

Ma va sottolineato anche che nei cereali a paglia la disponibilità di azoto tra la fioritura e la fine del processo di maturazione è il principale requisito agronomico per favorire e stabilizzare l’accumulo di proteine. Pertanto, oltre al fondamentale ruolo rappresentato dalla scelta varietale, anche la gestione della concimazione azotata, intesa come dose distribuita e tempi di intervento, svolge un ruolo indispensabile.

I dati ottenuti da una sperimentazione dell’Università di Torino confermano che la concimazione azotata tardiva, effettuata dopo lo stadio fenologico di botticella, influenza in modo marcato gli aspetti qualitativi e rappresenta una pratica fondamentale per massimizzare il raggiungimento della qualità richiesta, ad esempio per i frumenti di forza, sebbene eserciti un ruolo trascurabile sulla produzione di granella.

Da un punto di vista qualitativo, infatti, l’effetto sul contenuto proteico della granella risulta essere chiaramente influenzato dalla dose di azoto fogliare distribuita: gli apporti di 5 kg N/ha hanno aumentato dello 0,3% la proteina rispetto al testimone, mentre un significativo vantaggio (+0,8%) per entrambi i concimi utilizzati si è osservato con apporti superiori a 17,5 kg N/ha (grafico 4).


L’utilizzo di un concime fogliare specifico ha inoltre fornito un aumento del contenuto proteico mediamente superiore rispetto all’impiego fogliare dell’urea.

In conclusione, al fine di esprimere appieno il potenziale qualitativo delle varietà di frumento di forza e assicurare l’ottenimento di lotti più omogenei, gli interventi tardivi di concimazione azotata sono un fattore chiave da considerare come vincolante nei disciplinari di produzione per questa categoria di frumenti.

La crescita dell’importanza delle filiere, e in particolare dell’agricoltura integrata a tali filiere, richiede una crescente professionalità e l’applicazione intelligente e scrupolosa delle buone pratiche, andando a considerare con più attenzione anche l’impatto qualitativo delle diverse soluzioni disponibili.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 14/2018
Qualità dei frumenti di forza: come gestire l’azoto
di M. Blandino, A. Borio, M. Gilardi, A. Reyneri
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