Caviro realizza la sostenibilità reale con il biometano avanzato

Un investimento da 9 milioni di euro. A tanto ammonta quello sostenuto da Caviro, il più grande Gruppo cooperativo vitivinicolo italiano che copre il 10% della produzione nazionale pari a circa 5 milioni di ettolitri di vino prodotti ogni anno, per la realizzazione di Caviro Extra, l’innovativo impianto per la produzione di biometano avanzato inaugurato di recente a Faenza, (RA), il primo in Italia a sfruttare i reflui provenienti dalla distillazione e dalla filiera agroindustriale del territorio.

I grandi digestori inizialmente realizzati per la produzione di biogas e oggi convertiti per il biometano avanzato

«Oggi aggiungiamo un ulteriore tassello al più ampio progetto di economia circolare applicata che stiamo portando avanti ormai da diversi anni – ha sottolineato Carlo Dalmonte, presidente del Gruppo Caviro aprendo la serie di interventi che hanno fatto da corollario all’inaugurazione dell’impianto – Innovazione e sguardo sempre attento al cambiamento, in cui il rispetto per l’ambiente si inserisce come un tema a noi molto caro, sul quale intendiamo impegnarci con sempre maggiore determinazione».

Carlo Dalmonte, presidente del Gruppo Caviro

Processo di riconversione

Il nuovo impianto di biometano avanzato è già in funzione ed è il risultato del processo di riconversione dell’esistente impianto a biogas. La sua capacità produttiva arriva a 12 milioni di m³ che verranno immessi nella rete nazionale Snam e, secondo una stima elaborata dalla rivista automobilistica Quattroruote, potranno garantire il rifornimento di circa 18.000 automobili/anno.
«Tutta la produzione immessa nei nostri digestori – ha spiegato Fabio Baldazzi, direttore generale di Caviro Extra – viene depurata attraverso un processo di digestione anaerobica. Il gas ottenuto, pertanto, si caratterizza per una maggiore purezza rispetto a quello presente nella rete nazionale perché è privo di idrocarburi di origine fossile. Grazie infatti a una moderna tecnologia applicata a questo nuovo impianto, avremo a disposizioni due correnti in uscita ad elevata purezza: una per il biometano e un’altra per la CO2 rispetto alla quale stiamo lavorando per evitare di immetterla in atmosfera. A questo proposito abbiamo sottoscritto un protocollo di intesa con un importante operatore del settore che ci permetterà di destinare la nostra CO2 all’utilizzo in diversi settori».

Dalla terra alla terra

E proprio nel rispetto del concetto di economia circolare, oltre al biometano avanzato e alla CO2 dall’impianto Caviro Extra uscirà un terzo prodotto. Si tratta delle eccedenze derivanti dal processo di digestione anaerobica, ricche di sostanza organica ideali per la produzione di un fertilizzante naturale che verrà impiegato in agricoltura, esattamente sui terreni da cui l’intero processo di economia circolare targato Caviro inizia.
Per l’importante cooperativa vitivinicola romagnola la valorizzazione degli scarti di produzione agroalimentare rappresenta una risorsa molto importante. Solo nel 2018 nel suo impianto a biogas, oggi convertito a biometano avanzato, ne sono entrate 560.000 t così suddivise: 27% proveniente dalla filiera vitivinicola, 46% da quella agroalimentare e 25% da potature e sovvalli (scarti lignocellulosici ottenuti dopo la cernita). La lavorazione ha permesso di ottenere 180.000 t di prodotti che si sono concentrati nel 38% in prodotti nobili, nel 51% in fertilizzanti, nell’11% in inerti per l’industria e solamente lo 0,66 è andato allo smaltimento.

Il taglio del nastro del nuovo impianto di biometano avanzato del Gruppo Caviro

Sostenibilità reale

«Con la realizzazione di questo impianto possiamo affermare di aver raggiunto i più elevati livelli di sostenibilità – ha sottolineato nel suo intervento l’assessore alle Politiche ambientali dell’Emilia Romagna, Paola Gazzolo – soprattutto in considerazione del fatto che il biometano non produce Pm10 e ha livelli di ossido di azoto minimi. Uno studio condotto dal Tecnopolo dell’Eap di Piacenza ha dimostrato che se in Emilia Romagna tutti gli impianti a biogas venissero convertiti a biometano otterremmo 340 milioni di m³ in grado di rifornire l’intera flotta di auto pubbliche e private attualmente alimentate a metano. Soprattutto per questo quindi, l’investimento di Caviro va inteso in una prospettiva di ampio respiro in cui sul tema della sostenibilità si possono concentrare tutte le strategie che investono il tessuto produttivo della nostra regione che, vorrei ricordare, nel 2015 è stata la prima a livello nazionale a dotarsi di una legge sull’economia circolare, un percorso che oggi vede il Gruppo Caviro protagonista di un eccellente risultato».

 

Anna Mossini