Nella lotta alla Xylella serve più genetica

OLIVI XYLELLA

La Conferenza europea sulla Xylella fastidiosa, organizzata dall’Efsa a otto anni dal primo rilevamento ufficiale del batterio nell’Ue, ha visto la partecipazione di oltre 900 tra scienziati, operatori, agricoltori e decisori politici.

Uno degli aspetti più importanti trattati dagli esperti è stato quello della resistenza alla Xylella, fondamentale per arrestare l’epidemia e anche per poter reimpiantare in sicurezza nelle zone già colpite.

Dopo sei anni di studi sulle cultivar di olivo resistenti i risultati non sono quelli sperati: oltre cento cultivar esaminate ma non hanno portato gli stessi risultati del Leccino. Avanza però la ricerca di base, che ha iniziato a svelare i meccanismi genetici della resistenza.

Per accelerare ci vorrebbe invece meno resistenza (sociale e politica) all’uso dell’editing del genoma, hanno detto diversi ricercatori.

È presto per dire quanto il completamento del sequenziamento del genoma del Leccino da parte del Crea e l’apertura alle nuove biotecnologie da parte dell’Ue possano essere la premessa per una svolta in questo tipo di studi, ma questa resta una delle strade più promettenti da seguire.

Sempre che alle difficoltà tecniche non si aggiungano quelle del fronte «no a tutto», un nemico, questo, altrettanto pericoloso della Xylella.