Il progetto Triecol

Progetto finanziato dal FEASR M 1- sottomisura 01.02.01. del PSR Calabria 2014/2020 (Reg. Ue 1305/2013)

Il progetto Triecol prevede la realizzazione di una serie di eventi rappresentati da convegni, forum, seminari e attività dimostrative sulle principali tematiche di maggiore interesse per le aziende agricole del territorio che verranno realizzati in parte presso la sede del CREA-OFA di Rende e in parte itineranti in aziende distribuite sul territorio calabrese in particolare localizzate nelle aree marginali (montane e aree D). Il progetto prevede anche delle attività editoriali -finalizzata alla pubblicazione di opuscoli informativi sull’olivicoltura e di una rivista trimestrale on-line per diffondere gli argomenti trattati nei seminari e nei convegni oggetto di finanziamento e una guida specifica sulla produzione biologica.

Questa serie di iniziative , si pongono l’obiettivo di informare gli operatori del settore agricolo, agroalimentare e i tecnici del settore, tramite convegni, seminari e attività dimostrative, mirati a divulgare le tematiche più importanti e che maggiormente affliggono il comparto creando un fondamentale dialogo tra il mondo della Ricerca Scientifica e l’imprenditore agricolo moderno sempre più indirizzato verso l’innovazione tecnologica e la necessità di superare gli effetti devastanti del cambiamento climatico.
Attraverso uno scambio continuo di informazioni tra aziende agricole e settore scientifico sarà possibile superare le difficoltà causate anche dai cambiamenti climatici.

Il tema cambiamenti climatici ed adattamento ad essi oltre ad essere trasversale a tutte le Priorità del PSR è di fondamentale importanza per gli imprenditori del settore che sono impossibilitati a superare da soli tali difficoltà.

Nei diversi incontri verranno approfondite tematiche legate alla focus area 2A, con particolare riguardo all’agricoltura biologica al fine di incrementare la competitività delle aziende agricole del territorio. Nello specifico, l’olivicoltura regionale è prevalentemente biologica, ma si riscontra un’estrema frammentazione della filiera olivico-olearia che rende difficile la valorizzazione della qualità del prodotto biologico anche sotto l’aspetto della commercializzazione. La debolezza della struttura commerciale e di vendita dei prodotti agricoli oggi è rappresentata soprattutto da una scarsa informatizzazione delle aziende per poter raggiungere i diversi canali commerciali.

L’agricoltura calabrese e soprattutto l’olivicoltura vivono una fase di profonda crisi, determinata, oltre che da una frammentazione aziendale (superficie media di circa 4 ha), da una bassa apertura ai mercati regionali e nazionali e da una quasi inesistente apertura a quelli esteri, anche dal sopraggiungere negli ultimi anni di una serie di eventi calamitosi (dissesto idrogeologico, incendi, siccità, venti caldi, alte temperature, etc.) che impediscono all’operatore del settore di poter programmare e garantire produzioni costanti nel tempo dovendo fronteggiare continue emergenze ambientali. Il fenomeno dei cambiamenti climatici a livello globale sta creando profondi impatti sulla vita economico/sociale delle comunità agricole, sulla qualità delle produzioni e sulla vita stessa degli agricoltori nei territori marginali calabresi.

La Calabria è, infatti, una regione che per condizioni pedo-climatiche è in grado di sostenere la presenza di un’agricoltura maggiormente diversificata e multifunzionale quale presidio del territorio e delle aree agricole. La superficie svantaggiata ricade per il 46,84% in area di montagna e per il 46,48% in area svantaggiata per altri vincoli naturali. Ciò determina anche una maggiore difficoltà di accesso ai suoli agricoli e la necessità di potenziare e migliorare le infrastrutture a servizio delle aziende agricole (viabilità e elettrificazione).

Una caratteristica del suolo regionale è di essere soggetto ad un elevato rischio erosione a causa della forte aggressività climatica (erosività delle piogge), dell’elevata erodibilità del suolo e dell’elevata pendenza dei versanti. Le aree interessate da fenomeni erosivi sono i comprensori agricoli di collina destinati in prevalenza alla coltivazione dell’oliveto. Il presidio delle aree montane e marginali consente di mitigare i rischi correlati ai cambiamenti climatici, quale soprattutto il dissesto idrogeologico ed il rischio incendi. Oggi, infatti, l’Europa è sempre più attenta con la politica agricola comunitaria ai “prodotti di montagna”, anche attraverso il riconoscimento e l’adozione di regimi di qualità distintivi per tali prodotti. Indicando una forte tendenza a valorizzare i prodotti di alta qualità e di “nicchia”.

Questa serie di iniziative proposte si pongono l’obiettivo di informare gli operatori del settore agricolo, agroalimentare e i tecnici del settore, tramite convegni, seminari e attività dimostrative, mirati a divulgare le tematiche più importanti e che maggiormente affliggono il comparto creando un fondamentale dialogo tra il mondo della Ricerca Scientifica e l’imprenditore agricolo moderno sempre più indirizzato verso l’innovazione tecnologica e la necessità di superare gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Ciò è necessario in ragione di una situazione attuale in cui l’informazione risulta essere frammentaria e spesso scollegata ai reali fabbisogni delle imprese. Quindi, solo attraverso uno scambio continuo di informazioni tra aziende agricole e settore scientifico sarà possibile superare le difficoltà causate anche dai cambiamenti climatici.

Il tema cambiamenti climatici e adattamento ad essi oltre ad essere trasversale a tutte le Priorità del PSR è di fondamentale importanza per gli imprenditori del settore che sono impossibilitati a superare da soli tali difficoltà. La superficie che le aziende regionali destinano a metodi di produzione biologica è pari al 17,7% della SAU regionale, rappresentando un vero primato nel contesto nazionale (6,1%).

Nei diversi incontri verranno approfondite tematiche legate alla focus area 2A, con particolare riguardo all’agricoltura biologica al fine di incrementare la competitività delle aziende agricole del territorio. Nello specifico, l’olivicoltura regionale è prevalentemente biologica, ma si riscontra un’estrema frammentazione della filiera olivico-olearia che rende difficile la valorizzazione della qualità del prodotto biologico anche sotto l’aspetto della commercializzazione. La debolezza della struttura commerciale e di vendita dei prodotti agricoli, oggi è rappresentata soprattutto da una scarsa informatizzazione delle aziende per poter raggiungere i diversi canali commerciali. Ciò che riduce fortemente l’incentivo per le aziende regionali a certificare la produzione. La coltura con maggiori superfici biologiche è quella dell’olivo, fortemente rappresentativa (sia in termini di volumi di produzioni che di Produzione Lorda Vendibile) del sistema agroalimentare regionale. Nonostante la crisi economica, l’agricoltura biologica si mantiene in forte espansione a livello internazionale sia sul fronte della domanda che dell’offerta. Particolarmente significativa è la ricaduta di tale specializzazione sulla competitività e sul valore aggiunto dei prodotti, i quali possono certificare qualità, presso i consumatori e possono essere più competitivi e maggiormente remunerati.

Altrettanto importante è la ricaduta positiva di tale specializzazione in termini d’impatto sull’ambiente, sul contributo al presidio della biodiversità ed in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici (emissioni) e di adattamento e maggiore resilienza rispetto agli effetti del cambiamento climatico. Altra tematica di interesse nel presente progetto è la focus area 2B con particolare riferimento agli aspetti connessi e di affiancamento al ricambio generazionale in agricoltura punto focale per un rilancio della moderna agricoltura sempre più proiettata verso l’innovazione e lo sviluppo sostenibile.

Nella focus area 3B verranno largamente trattate le tematiche sui cambiamenti climatici e i rischi connessi in agricoltura specialmente relativamente alle possibili e attuali emergenze della regione (Xylella, Tripide del’olivo, dissesto idrogeologico, carenza idrica, biodiversità, etc.). Nel 2016 i livelli di anidride carbonica hanno raggiunto valori molto elevati (400ppm), con conseguenze sul riscaldamento globale, che nel lungo periodo si prospetta di ben 3°C, e su tutto ciò che ne consegue, in termini di siccità, alluvioni, scioglimento dei ghiacciai. A risentire maggiormente degli effetti dei cambiamenti climatici, soprattutto per quanto riguarda l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni, saranno proprio le aree del bacino del Mediterraneo. Questa tematica sarà affrontata nell’ambito del forum da esperti climatologi, che, sulla base di modelli previsionali, forniranno indicazioni riguardo l’incremento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni, fenomeni che stanno già interessando in maniera preoccupante diversi areali del bacino del Mediterraneo.

A risentire degli effetti dei cambiamenti climatici è, ovviamente, l’intero comparto agricolo, in termini di riduzione della produttività delle colture e della qualità dei prodotti, oltre alla necessità, da parte degli agricoltori,di incrementare i trattamenti fitosanitari. Esperti forniranno una visione generale sulle conseguenze che i cambiamenti climatici stanno determinando sulla produzione agricola del bacino del Mediterraneo.

Il cambiamento climatico in Italia, come rilevato nei documenti tecnico-scientifici della “Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, gli impatti attesi più rilevanti nei prossimi decenni potranno essere provocati da un innalzamento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate), da un aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità, episodi di precipitazioni piovose intense, desertificazione del terreno, potenziale riduzione della produttività), da una riduzione delle precipitazioni annuali medie e dei flussi fluviali annui.

Rispetto a tali indicazioni si manifesta la necessità di proseguire nell’azione di stimolo e sostegno a favore degli operatori agricoli del territorio, che conduca il sistema verso un’agricoltura sempre più sostenibile e “riproducibile” ed in grado di produrre risorse alimentari sufficienti, servizi ambientali di custodia, di presidio e ripristino della biodiversità agricola, di custodia dell’ambiente rurale e di rafforzamento della capacità di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici. E’ fondamentale adottare strategie finalizzate a conservare sistemi agricoli tradizionali di grande valenza ambientale ed attualmente interessati dal concreto rischio di abbandono e di contribuire a salvaguardare e rispristinare gli habitat ed il patrimonio olivicolo monumentale a presidio del paesaggio rurale.

I rischi del territorio regionale al cambiamento climatico sono prevalentemente legati alla produttività dei suoli e al mantenimento qualitativo degli stessi. Esso pone in evidenza come la stabilità della qualità del suolo agricolo si trovi ad essere condizionata dalla forte aggressività climatica che caratterizza la Regione, con eventi piovosi molto intensi, concentrati in pochi giorni piovosi durante l’anno, e periodo molto lunghi di siccità.

Il rischio correlato ai cambiamenti climatici e connesso all’instabilità dei mercati e dei prezzi, è un elemento che sta assumendo sempre maggiore importanza nell’ambito dell’efficiente gestione economica dell’azienda agricola. Inoltre, l’evento incentrato sulla focus area 4B (attiviyà dimostrativa) è legato alla migliore gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti e dei pesticidi, ivi inclusi gli impegni agro-climatico-ambientali (ACA) attivati dal PSR Calabria. L’ammodernamento del comparto agricolo deve passare, infatti, attraverso l’uso sostenibile della risorsa idrica, che deve interessare sia gli aspetti quantitativi (i consumi, agricoltura di precisione) che gli aspetti qualitativi (pressioni sulla qualità delle acque). Dal punto di vista quantitativo, il recupero di efficienza nella gestione dell’acqua, oltre che a contribuire all’impatto globale su una risorsa scarsa, serve a recuperi di produttività (minori costi) a mitigare gli effetti dei fenomeni di temporanea siccità che si registrano sul territorio. Inoltre contribuisce a ridurre le pressioni su un fattore (la risorsa idrica) che risulta vulnerabile agli impatti attesi dai cambiamenti climatici.

Dal punto di vista qualitativo, pur in presenza di importanti risultati ottenuti in termini di riduzione delle pressioni esercitate sulla qualità delle risorse idriche da parte del settore agricolo, attraverso un processo di riduzione delle fonti inquinanti (utilizzo fertilizzanti), l’attenzione delle pressioni sullo stato qualitativo delle acque deve essere sostanziale. La specializzazione produttiva regionale, oltre che rappresentare un vantaggio in termini di qualità/varietà delle produzioni che possono essere portate sui mercati, determina un ulteriore vantaggio di natura climatico-ambientale, correlato a due specifici aspetti: da un lato, al fatto che le colture arboree risultano essere, per loro natura, tra quelle a minore intensità di utilizzo di risorse idriche; dall’altro, al fatto che la pratica di coltivazioni che rispettino l’attitudine dei suoli è in grado di favorire il mantenimento della qualità,della fertilità e della produttività dei suoli stessi ed contenuti di carbonio organico, con vantaggi per l’assorbimento di CO2 e minori pressioni dei processi agricoli sulla risorsa idrica, sia dal punto di vista qualitativo (uso di fertilizzanti/pesticidi) che quantitativo (minore apporto idrico).

Infine, gli interventi riguarderanno la focus area 5C legata all’utilizzo dei sottoprodotti delle aziende agricole e zootecniche al fine di utilizzare fonti di energia rinnovabili per sostenere la produzione di energia da fonti rinnovabili sia per l’autoconsumo che destinata alla vendita, utilizzando le più moderne tecnologie disponibili e facendo leva prioritariamente sulle biomasse (scarti) agro/forestali disponibili nel territorio regionale. ecc.).

Le iniziative dimostrative proposte sono delle prove pratiche per verificare in campo i risultati applicativi della ricerca, promuovere la fattibilità e la validità tecnica ed economica delle innovazioni proposte presso aziende agricole del territorio e/o presso il CREA OFA sede di Rende.

Verranno effettuate, come richiesto dal bando, le prove di macchine/attrezzature agricole che riguardano macchine nuove (prototipi) o macchine già esistenti o in cui sono state apportate delle sostanziali modifiche migliorative.

Nello specifico, di seguito sono elencate le attività dimostrative presentate nel progetto.

Focus area 2A

  1. Dimostrazione macchina trincia erba sulla fila in impianti con ali gocciolanti a terra in un’ottica ecosostenibile ed innovativa
  2. Prove dimostrative delle diverse potature per l’ottenimento di un buon equilibrio vegeto produttivo
  3. Prove in frantoio per ottenere un olio extravergine di alta qualità

Focus area 2B

  1. Stimolare il consumo più consapevole degli oli extravergini di oliva in abbinamento ai cibi

Focus area 3B

  1. Volo dimostrativo di Droni per valutazione dissesto idro-geologico

Focus area 4B

  1. Volo dimostrativo di Droni a supporto di un’agricoltura di precisione
  2. Prova dimostrativa per la caratterizzazione dei suoli

Focus area 5C

  1. Strategie di valorizzazione dei sottoprodotti della filiera agro-alimentare.