Patologie dei vitelli nei primi 6 mesi: questione di gestione, ma non solo

Garantire una quantità di colostro pari al 10% del peso vivo del vitello, ovvero 4 litri al giorno, rappresenta il miglior modo a basso costo per ridurre la mortalità neonatale. Infatti, fornire 2 litri di colostro nelle prime 2 ore di vita, è una strategia molto efficace vista la repentina riduzione di immunoglobuline nelle prime ore di vita, che dimezzano di concentrazione nelle prime 6 ore dal parto.

La colostratura è la prima vera «arma» che l’allevatore può (per non dire «deve») adottare per ridurre la mortalità nei primi mesi di vita.

La gestione della sala parto e della vitellaia rappresentano la seconda «arma» che l’allevatore può adottare per ridurre la mortalità. Il vitello nasce immunodepresso, senza anticorpi (li acquisisce dal colostro), pertanto la pulizia della sala parto risulta fondamentale, come del resto la vitellaia, ben protetta da correnti d’aria, arieggiata adeguatamente, senza sovraffollamento e soprattutto con lettiera pulita e rinnovata, minimizzando il proliferare delle decine di agenti eziologici tipici delle vitellaie, curando anche la fase di riaggregazione dopo il periodo in gabbiette singole (fase in discussione per il benessere animale e che nell’Unione europea stanno discutendo per garantire il contatto madre-figlio prolungato).

Le patologie infettive di natura enterica (ad esempio rotavirus, coronavirus, Cryptosporidi, E. coli, Bdv, salmonella enterica, coccidi) si verificano maggiormente nei primi 30 giorni di vita, mentre nei successivi giorni di post-svezzamento, fino ai primi sei mesi, predominano le patologie infettive di tipo respiratorio (ad esempio coronavirus, virus sinciziale respiratorio bovino, la Mannheimia haemolytica, la Pasteurella multocida, l’Ibr e Bvd).

Patologie ed ereditabilità genetica

Come per molti caratteri biologici, anche quelli legati alla mortalità nelle varie fasi della rimonta risultano controllati dal genoma.

I risultati di uno studio di Haagen (2021) suggeriscono che le patologie respiratorie ed enteriche nei vitelli risultano ereditabili con valori compresi tra il 7,5 e il 10%.

Le correlazioni con gli altri caratteri attualmente valutati geneticamente sono risultate generalmente basse e ciò suggerisce che le valutazioni genetiche sui vitelli possono essere perseguite senza compromettere il progresso genetico nella salute degli animali.

L’Associazione nazionale di razza frisona, bruna e jersey italiana, (Anafibj), ha recentemente messo a punto i primi indici genetici e genomici per il giovane bestiame, pubblicando, dopo l’approvazione della Commissione tecnica centrale (Ctc) del 16 novembre 2022, gli indici sotto riportati.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 3/2023
Quando la genetica punta sui vitelli per migliorare benessere e bilancio economico
di M. Cassandro
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