Pascolo: è fondamentale assicurare zone d’ombra

Realizzare adeguate zone ombreggiate sul pascolo è la strategia più semplice per proteggere le bovine dagli effetti negativi del caldo torrido. L’ombreggiamento di aree più o meno ampie di terreno richiede, però, un investimento economico la cui convenienza, in termini di costi/benefici, è ancora pressoché sconosciuta.

È evidente che il costo della struttura dipende dai materiali impiegati (attenzione a quelli che agevolano l’accumulo termico!), dalla tipologia del riparo e dall’ampiezza dell’area coperta. La soluzione più diffusa, orientata alla conservazione del paesaggio naturale e al mantenimento della biodiversità, consiste nella piantumazione di alberi a chioma larga o allo sfruttamento di zone piantumate già esistenti edificando ricoveri artificiali, fissi (tettoie) o mobili (teli ombreggianti tesi tra gli alberi), solo laddove il numero e la densità degli alberi siano insufficienti a garantire un’adeguata protezione di tutti i capi presenti.

Il posizionamento dei ripari deve essere limitrofo, o comprendere, porzioni di cotico erboso rigoglioso per consentire alle bovine di alimentarsi anche nelle ore più calde della giornata: le vacche brucano entro i confini dell’area ombreggiata fino a quando l’accumulo delle feci e i danni provocati dal calpestamento rendono impossibile pascolare.

Per ovviare a questo problema è fondamentale dimensionare correttamente l’area coperta in relazione al numero di capi allevati. È necessario garantire una superficie pari a 5 m²/capo o comunque con valori compresi tra 3,5 e 6,5 m²/capo; l’incremento di 1 m² di ombra per singolo capo riduce sensibilmente anche il comportamento dell’ansimare.

Per evitare le interazioni antagonistiche e far sì che anche le bovine sottomesse usufruiscano dell’ombra è consigliabile aumentare la superficie ombrosa fino a 9,6 – 10,5 m²/capo.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 3/2021
Attenzione allo stress da caldo anche per le vacche al pascolo
di M. Olivari
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