La zootecnia italiana a rischio chiusura

Coldiretti lancia l’allarme sul crack degli allevamenti italiani nel rapporto «Salviamo la Fattoria Italia» diffuso in occasione di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali: quasi una stalla su dieci (9%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività per l’esplosione dei costi con rischi per l’economia e l’occupazione ma anche per l’ambiente, la biodiversità e il patrimonio enogastronomico nazionale.

L’emergenza economica – denuncia Coldiretti – mette a rischio la stabilità della rete zootecnica italiana che è importante non solo per l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale. A strozzare gli allevatori italiani è l’esplosione delle spese di produzione in media del +60% legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità. A tutto questo – afferma Coldiretti – si aggiunge il problema della disponibilità di fieno e foraggi, la cui produzione è stata tagliata dalla siccità, con i prezzi in salita anche a causa della guerra in Ucraina.

A rischio c’è un patrimonio zootecnico di oltre 6 milioni di bovini e bufale, oltre 8 milioni di pecore e capre, più di 8,5 milioni di maiali, altrettanti conigli e oltre 144 milioni di polli. Particolarmente drammatica la situazione delle stalle di montagna con un calo stimato della produzione di latte del 15% che impatta sulla produzione dei formaggi di alpeggio, a causa della crisi e del cambiamento climatico.

Allo tsunami scatenato dalla guerra in Ucraina si aggiunge poi – denuncia Coldiretti – la «spada di Damocle» della direttiva sulle emissioni industriali che finisce per equiparare una stalla con 150 mucche o un inceneritore o a una fabbrica altamente inquinante andando a colpire circa 180.000 allevamenti.

La protesta per la crisi che attanaglia il settore zootecnico, in particolare quello da latte, si fa sentire anche in Lombardia, dove prosegue a Linate il presidio organizzato da Copagri Lombardia. «Dalla Lombardia – ricorda il presidente Roberto cavaliere – dipende circa la metà della produzione lattiero-casearia nazionale e l’attuale congiuntura rischia di far scomparire oltre un terzo degli allevamenti della regione, con la concreta eventualità di perdere 12-15 milioni di quintali di latte, pari al 10% circa della produzione nazionale, con danni irreparabili in termini di indotto e tessuto produttivo».