La crisi morde la zootecnia da latte della montagna

Tra i comparti maggiormente in sofferenza nel panorama produttivo agroalimentare nazionale a causa di costi alle stelle e produzione in calo vi è certamente quello della zootecnia da latte della montagna.
Gli effetti? L’abbattimento di molti capi di bestiame e la conseguente chiusura degli allevamenti. L’allarme è stato lanciato dall’Alleanza cooperative agroalimentari, alla quale aderiscono la gran parte delle cooperative che operano in regioni montane e che sono state al centro del primo summit sulla zootecnia di montagna svoltosi nei giorni scorsi a Bergamo, con il coinvolgimento degli assessorati all’agricoltura delle Regioni Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e della Provincia autonoma di Trento.

In Trentino Alto Adige, per esempio, si registra un calo della produzione che la scorsa estate ha toccato il 15%, con ben 30 aziende che hanno chiuso i battenti.
«Il camion per la raccolta del latte – spiega Stefano Albasini, presidente del Consorzio cooperativo Trentingrana – percorre tutto il territorio del Trentino due volte al giorno per andare a ritirare il prodotto dai nostri soci allevatori. Tutto questo oggi sta diventando insostenibile. Non solo, se arriviamo a spendere 7.500 euro di gas per produrre polvere di siero del valore di 5.000 euro, adesso non possiamo più permetterci di polverizzare il siero e abbiamo azzerato anche i ricavi provenienti da tale lavorazione. Non riuscendo a trovare soluzioni alternative, i nostri allevatori continuano a eliminare gli animali, per creare liquidità».

«Siamo consapevoli – ha affermato Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza cooperative – che occorrano nuovi interventi per dare liquidità alle imprese, altrimenti nella primavera 2023 constateremo un numero ancora ridotto di aziende. E potrebbe essere una perdita irreversibile. Lo stanziamento degli aiuti a capo erogati nell’ambito della riserva di crisi è stato indubbiamente utile, ma non sufficiente, soprattutto alla luce degli ulteriori aumenti dei costi di produzione che si sono registrati in questi mesi».

Alleanza delle cooperative aveva chiesto e ottenuto 20 milioni di euro a supporto delle stalle di montagna. Contributo che è andato in pagamento nell’ambito della domanda unica 2021 alla fine del mese di settembre. «Ora, però, il contesto – conclude Guarneri – è peggiorato. Servono misure a favore della liquidità delle imprese e contributi utili a supportare la raccolta del latte, aspetto tanto strategico quanto critico nelle aree montane».