Vendemmia italiana in calo a 44,5 milioni di ettolitri

uva vendemmiata

La vendemmia 2021 in Italia dovrebbe vedere un calo del 9% circa rispetto allo scorso anno ma ciò nonostante nel settore vitivinicolo italiano si respira un’aria di ottimismo. Non solo perché la qualità si preannuncia molto buona o perché il nostro Paese si conferma comunque il primo produttore mondiale, ma soprattutto perché i segnali che arrivano dal mercato sono positivi.

L’analisi della situazione, produttiva e di mercato, arriva anche quest’anno da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini e il quadro che ne emerge è ben delineato, anche se, come sempre, settembre sarà decisivo per confermare o smentire le previsioni.

Le stime indicano una produzione nazionale di vino che scende a 44,5 milioni di ettolitri rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea). Un dato che, nonostante la contrazione determinata dalle anomalie di un meteo sempre più protagonista, non scalfisce il primato produttivo tricolore in un’annata che vede la Spagna ferma attorno ai 40 milioni di ettolitri e la Francia penalizzata da un andamento climatico particolarmente avverso.

I mutamenti climatici, assieme a un andamento meteorologico molto incerto dopo un inverno piovoso e con temperature nella norma, sono stati protagonisti nel nostro Paese, dove le gelate primaverili, le grandinate di luglio, la siccità e le ondate di caldo estivo hanno colpito molti areali, con importanti differenze qualitative e quantitative anche in territori limitrofi.

Complessivamente, la situazione del vigneto italiano appare comunque buona. Dalle prime analisi, si evidenziano delle gradazioni medio alte, con qualche criticità sul rapporto zuccheri/acidità su cui peserà il sempre ottimo lavoro degli enologi e delle imprese in cantina.

Nella classifica per regioni, il Veneto si conferma capofila con quasi 11 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (8,5), Emilia-Romagna (6,7) e Sicilia (3,9).

L’ottimismo tra gli operatori deriva però soprattutto dal mercato: sul fronte cruciale della ripartenza ci sono segnali incoraggianti sia dalla domanda estera (2,7 miliardi di euro e +11% il risultato dell’export nei primi 5 mesi dell’anno) sia sul mercato interno, trainato dalla riapertura dell’Horeca e dalla ripresa del turismo.

Dopo una campagna 2020-21 con i prezzi in flessione del 3% (indice Ismea), la prospettiva di una minor produzione per la vendemmia in corso, assieme alla ritrovata dinamicità della domanda, genera ottimismo anche sull’andamento futuro dei listini.

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