Nell’anno del covid il vino italiano limita i danni

Il bilancio su come ha chiuso nel 2020 il mercato del vino ci restituisce un contesto nazionale ed estero dove l’Italia è riuscita a limitare i danni. Ben inteso, questo non significa che, mediamente, tutte le aziende vinicole italiane abbiano ridotto le vendite di vino in modo “leggero”. Ci sono stati casi di produttori, in particolare medio-piccoli e focalizzati sul canale on-trade italiano (principalmente la ristorazione) che hanno addirittura dimezzato il fatturato, così come al contrario si sono viste crescite anche a doppia cifra da parte di imprese più strutturate (in particolare cooperative) che vendendo il proprio vino in GDO hanno beneficiato di una domanda in forte espansione. In buona sostanza, la differenza tra chi ha visto ridursi il fatturato e tra chi invece lo ha visto crescere sembra averla fatta il canale di vendita, prima ancora che il mercato di sbocco. D’altronde, la pandemia non ha risparmiato nessuno e le azioni a contrasto messe in atto dai singoli governi nazionali sono state praticamente le stesse in ogni Paese, con la chiusura in primis di ristoranti e wine bar e la forte limitazione degli spostamenti (che ha significato il quasi azzeramento del turismo e la spesa direttamente collegata).

Nel 2020, le vendite di vino nell’off-trade italiano sono cresciute a valore del 7% e del 5,7% a volume rispetto all’anno precedente. Spacchettando tale variazione, si evince – a valori – un +6,7% relativo alle vendite presso Iper, Super e Piccole Superfici a Libero Servizio, un +9,6% nei discount, un +105% nell’e-commerce e un -6,1% nei Cash&Carry, format distributivo B2B destinato principalmente ai titolari di bar e ristoranti (da qui l’unico segno negativo della categoria).

Andando ancora più nel dettaglio, si scopre che mentre i vini fermi e frizzanti hanno beneficiato di una crescita nelle vendite a valori di quasi l’8%, quelle degli spumanti non sono andate oltre il 4%. Le ragioni di questa discrasia sono facili da intuire: le “bollicine” vengono consumate prevalentemente fuori-casa e in occasioni di convivialità e festeggiamenti. Con i diversi lockdown che si sono susseguiti nel corso dell’anno passato, c’è stato ben poco da festeggiare…

L’altro dato degno di nota è quello relativo all’esplosione delle vendite di vino on-line, arrivate a superare i 200 milioni di euro (vale a dire il 7% delle vendite di vino in GDO). Anche in questo caso i motivi alla base di tale crescita sono noti e tutti riconducibili nell’alveo dell’emergenza sanitaria, ma è indubbio che alla luce dei ritmi di crescita che l’e-commerce registrava prima dell’avvento del covid-19 (circa il 30% all’anno), ci troviamo di fronte ad un trend che ha assunto caratteri strutturali e non più solo congiunturali e che pertanto resterà in “territorio positivo” anche nei prossimi anni.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 2/2021
Nell’anno del covid il vino italiano limita i danni
di D. Pantini
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