Seme certificato: chiave per la tracciabilità delle filiere

I partecipanti al convegno «Perché il Made in Italy ha bisogno del seme certificato?». Da sinistra: Luigi Cattivelli, Emilio Ferrari, Michele Liverini Eugenio Tassinari, Franco Verrascina, Claudia Merlino, Antonio Boschetti (direttore de L’Informatore Agrario), Andrea Bordoni, Matteo Ruggeri e Angelo Frascarelli

Il convegno romano dello scorso 16 giugno promosso dal Convase (Consorzio per la valorizzazione delle sementi) ha coinvolto esponenti della politica nazionale e regionale, la filiera e la ricerca, in un proficuo dibattito moderato dal direttore de L’Informatore Agrario Antonio Boschetti.
Tutti d’accordo che le sementi certificate sono fondamentali; bisogna agire in sede di PNRR e di nuova Politica agricola comune per attivare strategie dirette a rafforzare e rilanciare il seme di qualità; ciò significa pure rafforzare e rilanciare il made in Italy.
«La tracciabilità delle filiere non può prescindere dal seme certificato, eppure – ha sottolineato Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi e del Convase – per alcune produzioni simbolo dell’Italia, come il grano duro, l’impiego nei campi di seme certificato si ferma al 50% delle superfici coltivate». «Ma che senso ha oggi, ancor più in una situazione complicata come quella attuale acuita dal conflitto dell’Ucraina –seminare varietà con germinabilità scarsa, con poca resistenza alle malattie e con bassa produttività?», si è chiesto il presidente di Copagri e del Comitato Indirizzo e Salvaguardia di Convase Franco Verrascina. L’impegno deve essere anche quello di informazione e orientamento del mondo produttivo.
«Il futuro dell’agricoltura è caratterizzato da due strategie chiave: produttività e transizione ecologica», ha ricordato il presidente di Ismea Angelo Frascarelli.
La politica deve fare la sua parte per l’agricoltura che – ha osservato il viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin – «sta cambiando pelle di fronte al percorso di sostenibilità richiesto a livello europeo e alle conseguenze del conflitto russo-ucraino».
Il presidente della Commissione Agricoltura della Camera Filippo Gallinella ha posto in evidenza come la sicurezza alimentare passi anche dal seme certificato. In Parlamento, nell’ambito delle misure per il rafforzamento qualitativo e quantitativo delle colture strategiche andrebbero previsti fondi per l’acquisto e l’impiego del seme certificato; in tal senso tre emendamenti bipartisan presentati dai parlamentari Gallinella, Antonella Incerti e Raffaele Nevi.
E nel suo intervento Nevi ha affermato che «l’utilizzo del seme certificato nella filiera agricola è importante per produrre di più ma inquinando di meno, per un’Italia sempre più autosufficiente». L’assessore all’Agricoltura della Lombardia Fabio Rolfi ed i rappresentanti delle Regioni Marche Andrea Bordoni e Sicilia Dario Cartabellotta, hanno approfondito le tematiche delle politiche regionali, per un sistema economico basato su territorio, prodotti di qualità, valore aggiunto e relazioni virtuose tra turismo, enogastronomia ed export.
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ed il direttore generale di Cia-Agricoltori Claudia Merlino hanno posto l’accento sul ruolo di ricerca e innovazione («Non può esserci qualità del prodotto finale senza che, alla base della filiera, ci sia un seme di qualità, certificato e tracciato»).
I presidenti di Assitol Marcello Del Ferraro, di Assalzoo Michele Liverini e il rappresentante di Italmopa Emilio Ferrari hanno ribadito «l’importanza del modello italiano, puntando su una produzione interamente tracciata e altamente sostenibile, sulla valorizzazione dell’origine locale e della qualità».
La storia di Convase è emblematica; l’ente consortile, attivo da più di 40 anni (e che attualmente riunisce 27 aziende sementiere che, tra l’altro, rappresentano il 50% della produzione nazionale di sementi certificate di cereali a paglia), dall’anno scorso si è aperto formalmente alle organizzazioni di rappresentanza del settore agricolo e sementiero (Assosementi, Cia-Agricoltori, Confagricoltura, Copagri), agendo così come una sorta di think tank della coesione e dell’innovazione sementiera.

Gaetano Menna