Salviamo la cerealicoltura italiana

Il settore cerealicolo italiano lancia un appello alla politica nazionale perché fermi il tracollo della produzione cerealicola italiana.
L’Italia – scrivono le organizzazioni – è l’unico grande Paese agricolo dell’Unione europea che ha ridotto la propria produzione cerealicola dal 1990 al 2020: mentre la Germania l’ha incrementata del 15,2% e la Spagna del 45,2%, il nostro Paese ha registrato una riduzione del potenziale produttivo cerealicolo del 2,3%.
Le organizzazioni della filiera si rivolgono al ministro Stefano Patuanelli e agli assessori all’agricoltura delle Regioni e Province autonome, attualmente impegnati nella chiusura del piano strategico della Pac 2023-2027, rivolgendo loro l’appello a individuare scelte lungimiranti per supportare un settore produttivo fondamentale per il sistema agroalimentare nazionale.
«Se l’Italia vuole coltivare l’ambizione di essere leader nel mondo per gli alimenti di qualità, deve necessariamente disporre di una solida base produttiva cerealicola, capace di alimentare le tante eccellenze del made in Italy come i derivati del latte, della carne, la produzione di pasta alimentare e i prodotti da forno» scrivono le organizzazioni della filiera, le quali hanno individuato tre fondamentali interventi.
Il primo è la richiesta di «modifica dell’eco-schema 4 che riguarda i seminativi, individuando delle soluzioni in linea con la strategia del Farm to Fork e tali da favorire un più contenuto e razionale utilizzo dei mezzi tecnici per la difesa delle colture, senza compromettere la capacità produttiva delle imprese».
Il secondo intervento è la possibilità di utilizzare la diversificazione colturale, in luogo dell’obbligo della rotazione previsto nel capitolo della condizionalità rafforzata della nuova Pac. Le organizzazioni della filiera sono convinte che in tale maniera si consente all’agricoltore di operare con un minimo di flessibilità operativa, senza compromettere il positivo impatto sul clima, sull’ambiente e sulla biodiversità.
Con il terzo intervento le organizzazioni della filiera chiedono di integrare la proposta iniziale sul sostegno accoppiato, prevedendo una misura specifica per il mais.
Si evidenzia altresì la necessità di misure specifiche anche per gli altri cereali. «Chi opera in agricoltura sa che è fondamentale utilizzare un approccio equilibrato, tale da coniugare, nel lungo periodo, la competitività con la sostenibilità» concludono Aires e Ami. «Negli ultimi anni l’approccio produttivo è cambiato notevolmente e sono stati raggiunti risultati tangibili per quanto riguarda la tutela delle risorse naturali (aria, acqua, suolo e paesaggio). Siamo disponibili a continuare tale virtuoso processo e pronti a stabilire un dialogo con le istituzioni e con le organizzazioni della società civile e dell’ambientalismo».
L’appello è firmato da Assalzoo, Aires, Ami, Associazione granaria Milano, Assosementi, Cap Ancona, Compag, Origin Italia, Unicarve.