Semina tradizionale del riso contro l’emergenza siccità

Risaia in sommersione

Un “ritorno alla risaia tradizionale” per contrastare l’emergenza siccità. L’appello arriva dai direttori dei consorzi irrigui Ovest Sesia, Est Sesia e Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese, che invitano i risicoltori del territorio a mettere da parte per quest’anno le tecniche innovative di semina del riso, e tornare alle ‘origini’, quando le risaie venivano allagate fin dal mese di aprile.

Ultimamente va sempre più di moda tra i conduttori agricoli la «semina in asciutta», cioè a file interrate, che consiste nella distribuzione dei semi sul terreno senz’acqua, che invece viene immessa in risaia in un secondo momento. Secondo i tre consorzi, la diffusione della nuova tecnica non garantisce la fase di accumulo dell’acqua nelle falde, importante serbatoio idrico per la pianura insieme ai ghiacciai alpini.

Tornare alla semina in acqua

In pratica la richiesta è di tornare all’irrigazione tradizionale almeno per questo 2019 mettendo da parte la tecnica della semina in asciutta e operando tutte quelle pratiche agricole non posticipando la sommersione a periodi in cui la disponibilità di acqua sarà minore.
L’acqua, già scarsa per la mancanza di piogge, potrebbe non essere sufficiente per consentire l’irrigazione di tutto il comprensorio, che si estende su 250.000 ettari di risaie tra Vercelli, Novara e Biella.

«Gli agricoltori – spiegano i direttori dei consorzi Luca Bussandri, Mario Fossati e Alessandro Iacopino – devono capire che hanno un dovere nei confronti della collettività, e la falda è un bene comune che va preservata. Il rischio che si corre è che a luglio non ci sia acqua sufficiente per consentire al riso di completare il suo ciclo produttivo e quindi di non poter arrivare a raccolto».