Un ottimo 2020 non basta al mais italiano

Il formato «online» non ha influenzato la consueta partecipazione della filiera alla tradizionale «Giornata del mais» organizzata dal CREA – Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo, anzi. Oltre 300 persone hanno infatti seguito le varie relazioni, complice anche quello che sembra un rinnovato interesse per questa coltura, che ha chiuso un ottimo 2020 in termini produttivi e ha iniziato il nuovo anno con una ripresa delle quotazioni, che però come sappiamo hanno un andamento sempre più imprevedibile.

Superfici e rese ancora al palo

«La campagna 2020 – ha detto Dario Frisio, economista agrario dell’Università di Milano – segna una ripresa produttiva in uno scenario che resta drammatico per questa coltura; è vero che le produzioni di circa 6,8 milioni di tonnellate ci riportano ai numeri dell’ottima annata 2016 e del 1982, quando gli ettari investiti erano un milione, ma è altrettanto vero che la superficie di 600.000 ettari è sotto di 390.000 rispetto a 10 anni fa. Il tasso di autoapprovvigionamento della granella di mais è oggi al 51,2% e l’import di 6 milioni di tonnellate ci “costa” circa 967 milioni di euro. L’import netto delle ultime 8 campagne, cioè 38,7 milioni di tonnellate – ha sottolineato Frisio – supera di 16 milioni quello delle 20 campagne precedenti, un trend che si manterrà molto probabilmente anche per la prossima campagna».

Lavori in corso per la filiera mais

Insomma, non basta una buona annata per riportare il mais italiano ai livelli di due decenni fa, servono strumenti condivisi con gli addetti ai lavori che coinvolgano la filiera da monte a valle «e in questo senso il Piano nazionale di settore ha fatto sentire i suoi effetti nel 2020 – ha evidenziato Pietro Gasparri, dirigente del PQAI II – Sviluppo imprese e cooperazione al Mipaaf – con un primo risultato concreto: il contributo nel fondo competitività delle filiere e l’accordo quadro per il mais italiano». «Una serie di misure che hanno coinvolto nella scorsa campagna – ha evidenziato Milena Battaglia, PQAI III – Politiche di filiera del Mipaaf – oltre 107.000 ettari».
Tra le tante misure che devono essere attivate per il rilancio del mais, ha aggiunto Cesare Soldi, presidente dell’Associazione maiscoltori italiani, «sarà fondamentale valorizzare il ruolo del mais negli eco-schemi della nuova Pac in termini di sequestro di CO2 e di efficienza di uso dell’azoto, oltre a favorire nel Secondo pilastro gli investimenti necessari per portare concretamente in campo l’agricoltura di precisione».

Annata 2020 all’insegna  della «sanità»

Sul fronte della situazione micotossine il 2020 è stato un anno clemente, i dati esposti da Sabrina Locatelli, del CREA di Bergamo, hanno infatti evidenziato percentuali di contaminazione sopra soglia da fumonisine, aflatossine, DON e zearalenone di molto inferiori a quelle dello scorso anno.
Nello specifico i campioni con fumonisine sopra ai 4.000 μg/kg sono stati il 24% contro l’81% del 2019, mentre le aflatossine sopra soglia (20 μg/kg) il 4% contro il 10% del 2019.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 4/2020
Un nuovo orizzonte per il mais italiano
Di L. Andreotti
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