Specializzazione, sostenibilità e innovazione per la competitività del pomodoro da industria

pmodoro da industriaNegli ultimi anni nel comparto industriale del pomodoro da industria del Nord Italia (e non solo) si è registrata una rilevante dinamica imprenditoriale: alcune imprese hanno chiuso, sia pure per ragioni diverse, altre si sono fuse, altre sono state acquisite.

Nel 2006, quando iniziò il lungo percorso che ha portato alla nascita e al successivo rafforzamento dell’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia, la ragione che spinse gli enti locali e il sistema produttivo territoriale a lavorare insieme era il grande timore di una crisi che avrebbe potuto avere effetti dirompenti sulla filiera, con chiusure di imprese e perdita di posti di lavoro e di ricchezza nel territorio. Oggi si può dire che le cose non sono andate come temuto.

Allora si annunciava una riforma della Politica agricola comunitaria per il settore ortofrutticolo che avrebbe potuto far venire meno quelle forme di relazioni di filiera tra Organizzazioni di produttori (OP) e imprese di trasformazione, che aveva caratterizzato in positivo l’evoluzione degli anni precedenti. Quando alcune imprese entrarono in crisi il sistema territoriale seppe reagire avviando il percorso verso la costituzione dell’OI.

Questi furono i primi segnali di un contesto che si evolveva, consolidando la consapevolezza che il sistema territoriale stava affrontando con successo le sfide del cambiamento. Quando talune imprese di trasformazione sono entrate in crisi o hanno dovuto affrontare semplicemente il tema del passaggio generazionale, altre si sono proposte e hanno investito. Questo processo di crescita e concentrazione produttiva è andato di pari passo con un rafforzamento della filiera nel suo insieme: nell’ultimo decennio, non solo non è diminuita la quantità di prodotto coltivato e trasformato, ma si è piuttosto stabilizzata ed è in leggero aumento anche la quota sul totale della produzione nazionale, superando il 50%.

In questo processo evolutivo, negli ultimi anni si sono inserite anche operazioni di investimento realizzate da gruppi finanziari che hanno identificato, in questa filiera e in questo contesto produttivo territoriale, delle opportunità che anche solo una decina di anni fa non sarebbero state scontate.

Un comparto industriale con modelli diversificati

Una caratteristica decisamente interessante di questo comparto industriale è la presenza di diversi modelli aziendali: a fianco di imprese famigliari, infatti, si trovano oggi importanti imprese cooperative sia di impostazione più tradizionale sia integrate all’interno di modelli più complessi, come pure imprese controllate da soggetti finanziari.

La varietà di modelli d’impresa, tuttavia, non risulta essere un elemento di debolezza, quanto piuttosto uno stimolo anche più forte per tutti i soggetti in una competizione che spinge a identificare e valorizzare con attenzione e cura i proprio specifici punti di forza.

A fronte di diversi modelli aziendali corrispondono anche forti e differenziate strategie produttive e commerciali. Le diverse imprese, infatti, nel tempo sono andate focalizzandosi sempre più su tipologie di prodotti destinati a clienti diversi.

Le prossime sfide

Il contesto ambientale, economico e competitivo internazionale, tuttavia, non è mai statico. Il cambiamento climatico rappresenta una grande sfida per la filiera, sia a livello agricolo sia di trasformazione industriale.

Come pure le altre sfide connesse con la sostenibilità economica e ambientale: la disponibilità idrica e l’efficienza nel suo impiego, la ricerca di una crescente efficienza energetica, connessa anche con il tema delle emissioni di CO2 e dei costi a essa connessi, sono due grandi sfide per i prossimi anni.

Ma la competizione globale richiede anche attenzione al sistema delle regole che presiedono agli scambi commerciali: la tutela rispetto alle imitazioni e l’implementazione di regole sul commercio internazionale che consentano un confronto su basi produttive e di sostenibilità simili, diventano fondamentali per evitare concorrenza sleale.

Per affrontare questi temi la filiera, locale e nazionale, deve essere sempre più presente e attiva anche a livello europeo: nell’attuale contesto globale solo l’Europa potrà svolgere il necessario ruolo di tutela e valorizzazione.

 

Articolo di G. Canali pubblicato su L’Informatore Agrario n. 9/2024