Pomodoro: la qualità dei fertilizzanti fa la differenza

Nonostante le diverse difficoltà del periodo, emergenza Covid 19 in primis, i trapianti del pomodoro da industria negli areali principali del Sud Italia stanno procedendo.

Per le produzioni più precoci, con raccolta a metà luglio, l’areale di riferimento è quello della Piana di Caserta e le temperature un po’ più basse della media stanno dando qualche preoccupazione, ma la vera sfida sarà riuscire a portare avanti i trapianti nelle prossime settimane soprattutto in Puglia, dove al problema coronavirus si è aggiunto quello, altrettanto grave, della siccità.

«Sulla base delle limitate risorse idriche accumulate negli invasi la distribuzione di acqua per uso irriguo nei distretti irrigui del comprensorio Fortore la dotazione sarà di 700 m³/ha a partire dal 20 giugno e fino all’esaurimento delle risorse disponibili, la speranza è che piova altrimenti l’annata del pomodoro sarà messa a durissima prova» ci spiega Giorgio Iorio, agronomo e consulente per diverse aziende agricole specializzate nella produzione del pomodoro, oltre che referente per un’importante gruppo giapponese importatore di trasformato di pomodoro italiano.

La massima qualità del prodotto finale, per mercati così complessi come quello giapponese, è un pre-requisito che si ottiene solo lavorando bene in campo da inizio a fine ciclo e soprattutto curando tutte le buone pratiche agronomiche, fertilizzazione in primis.

L’importanza della solubilità

Giorgio Iorio, agronomo

«Negli areali che seguo direi che ormai il 99% delle aziende utilizza la fertirrigazione per la nutrizione del pomodoro– spiega Iorio − molte aziende utilizzano impianti non particolarmente evoluti a livello tecnologico, in alcuni casi quasi artigianali, e per questo la qualità del fertilizzante è un fattore assolutamente indispensabile.

La solubilità del fertilizzante, ad esempio, è fondamentale che sia il più elevata possibile per limitare al minimo l’otturazione dei gocciolatori, problema che richiede un certo sforzo in termini di manutenzione, ma non solo, un fertilizzante altamente solubile “perdona” anche imprecisioni o errori nel suo impiego, perché mantiene sempre un elevato grado di efficacia sulle piantine».

Concimazione di fondo sempre necessaria

«Il grande ricorso alla fertirrigazione non deve indurre gli agricoltori ad abbandonare una pratica importante come la concimazione di fondo – sottolinea Iorio. Chi lavora in campagna sa bene che il clima è sempre più imprevedibile e se piove per un certo periodo di tempo tra fine aprile e maggio, come è già successo in annate passate, non puoi intervenire con le manichette, quindi se non hai eseguito concimazioni di fondo rischi di indebolire le piante di pomodoro, con ovvie ripercussioni poi sulle loro performance».

Attenzione agli eccessi

Oggi la genetica mette a disposizione degli agricoltori delle piante di pomodoro che sono come delle auto di F1, devono dare il massimo in pochissimo tempo «e proprio per questo è importante individuare il momento giusto in cui intervenire con gli elementi fertilizzanti, ad esempio un errore che a volte vedo in campagna è di esagerare con le dotazioni di azoto in post-trapianto tralasciando altri elementi come il Calcio, magari perché le temperature ancora basse tendono a rallentare lo sviluppo della pianta.

Eccedere con l’azoto, però, è un errore che si manifesta quando la pianta riprende a vegetare, senza contare che è anche antieconomico per l’azienda.
Per le aziende l’impatto a livello di costi di fertilizzazione è pari a quello della difesa, sono due strategie fondamentali per le quali andare al risparmio è controproducente» conclude Iorio.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 15/2020
Pomodoro: la qualità dei fertilizzanti fa la differenza
di L. Andreotti
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