Xylella: nessun reato ma tante accuse

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Il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lecce ha deciso di archiviare il fascicolo dell’inchiesta sulla vicenda della Xylella avviata dalla Procura della città salentina che, nel dicembre 2015, portò al sequestro degli olivi oggetto di indagine e al blocco del Piano Silletti.

Vicenda chiusa, quindi? Non proprio, perché se è vero che per gli indagati (tra cui lo stesso Giuseppe Silletti) cadono le ipotesi di reato, il magistrato mette nero su bianco una serie di accuse gravi nei confronti di politici, tecnici e scienziati.

Scrive il Gip: «Se è indubbio che gli indagati, ciascuno per la sua parte, non hanno certo agito seguendo le regole e la prassi che sarebbe stato necessario seguire nella situazione data, è altresì vero che è impossibile rinvenire la prova certa che osservate le corrette regole di comportamento l’evento dei reati non si sarebbe comunque realizzato».

Il giudice, insomma, da una parte dice che non ci sono prove per parlare di diffusione volontaria, ma dall’altra accusa comunque il mondo scientifico di «molteplici irregolarità», «pressapochismo e negligenza».

E per finire «Reticenze, omissioni e falsità hanno condizionato l’esito delle indagini». Commenti un po’ pesanti da allegare ad una archiviazione per mancanza di prove.

Ricordando le tesi che stavano alla base dell’inchiesta, difese a spada tratta dal procuratore Cataldo Motta, (complotti di Monsanto, nove ceppi di xylella, possibilità di guarigione degli olivi colpiti con semplici potature e altre amenità del genere) forse l’accusa di pressapochismo andrebbe indirizzata ad altri soggetti.