Senza manodopera a Siena si cambiano colture

«Non si trova la manodopera per lavorare nei campi, sarò costretto a cambiare colture perché non posso correre il rischio di non avere persone per la raccolta». A raccontare una situazione davvero difficile per l’agricoltura senese è Luca Marcucci, agricoltore della Valdichiana (e vicepresidente della Cia Siena), dopo che per settimane non è riuscito a trovare persone per lavorare nella sua azienda agricola a Sinalunga, specializzata nelle colture ortofrutticole.
Mentre si parla di regolarizzazioni di immigrati, sanatorie o altre possibilità di impiego di disoccupati in agricoltura, la realtà è che nei campi non ci vuole lavorare nessuno, e in Toscana servono almeno 22.000 persone per le raccolte stagionali, come ricorda la Cia.
«Tutti gli anni avevo a disposizione come dipendenti 4-5 persone provenienti dalla Tunisia, ma quest’anno a causa dell’emergenza Coronavirus non possono rientrare in Italia – racconta Marcucci –. In questo periodo si sarebbero dovute piantare le colture estive, pomodori, cocomeri, meloni. Invece, non avendo ad oggi la possibilità di sapere se avrò manodopera al momento della raccolta, come faccio ad impiantare? Così ho deciso di ridurre dell’80% la coltivazione di queste colture, e ho piantato mais che non ha bisogno di persone per la raccolta. La stessa situazione in tante aziende agricole della Valdichiana, siamo tutti con gli stessi problemi».
«Siamo ancora in attesa da parte del Governo di una soluzione efficace alla mancanza di forza lavoro – sottolinea il presidente di Cia di Siena, Valentino Berni.

Senza manodopera rischiamo seriamente di abbandonare nei campi tonnellate di frutta e verdura di stagione necessarie per rifornire gli scaffali dei supermercati: «Sarebbe sufficiente un ‘corridoio’ per gli stagionali – conclude Marcucci – anche perché non ci si può improvvisare in molte delle operazioni che si fanno in campagna, per cui sia nel mio caso, come per i frutteti della Valdichiana, così in tutta Italia, è necessario far rientrare con le dovute sicurezze legate all’emergenza sanitaria, chi questi mestieri li sa fare e li ha fatti negli anni scorsi, non basta improvvisarsi».