Come sarà l’Europa agricola senza Londra

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Ormai è certo: il 31 gennaio il Regno Unito lascerà l’Unione Europea. In un’intervista rilasciata a L’Informatore Agrario Paolo De Castro, membro della Commissione agricoltura e di quella bilancio del Parlamento europeo, fa il punto sull’effetto che la Brexit avrà sull’agricoltura europea, a partire dalla Pac.

«Durante tutto l’anno appena iniziato – dice De Castro – non cambierà nulla e il 2020 molto probabilmente non sarà sufficiente a chiudere tutti gli accordi politici ed economici tra Londra e Bruxelles. In base ai trattati Ue, infatti, al voto dei Parlamenti di Regno Unito e Unione Europea dovrà seguire quello di ogni singolo Stato membro».

«Per l’export agroalimentare made in Italy in Gran Bretagna (3,5 miliardi di euro, quarto mercato di sbocco a livello mondiale) – dice De Castro – non prevedo conseguenze devastanti legate a dazi e barriere tariffarie, ma sicuramente una complicazione burocratica e logistica da non sottovalutare».

Per quanto riguarda l’effetto della Brexit sulla Pac non ci sono ragioni per prevedere un ulteriore impatto sui fondi che gli agricoltori italiani ed europei ricevono tramite la Politica agricola comune. Tra l’altro, rileva l’europarlamentare, «si indebolirà all’interno del Parlamento europeo e della Commissione agricoltura il fronte anti Pac, mancheranno infatti i voti di un Paese sempre pronto a tagliare le risorse finanziarie destinate all’agricoltura, di conseguenza sarà più facile raggiungere compromessi politici al rialzo, nell’interesse dei nostri agricoltori, produttori e consumatori».

Sui tempi della nuova Pac De Castro prevede che vedrà la luce solo a inizio 2023: «Per questo necessitiamo di un regolamento transitorio che estenda le attuali misure fino (mi auguro) al 31 dicembre 2022, assicurando la possibilità di una migliore programmazione aziendale ai nostri agricoltori».

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 1/2020
Come sarà l’Europa agricola senza Londra
di A. Boschetti
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