Riserva di crisi: utilizzare o no i 500 milioni fermi a Bruxelles?

salvadanaio europaTutto il mondo agricolo, alle prese con l’emergenza coronavirus, chiede da tempo un intervento concreto da parte dell’Unione europea, ma i soldi della Pac alla fine del periodo di programmazione corrente sono finiti, e un bilancio 2021-27 non è ancora all’orizzonte, con la Commissione che dovrebbe presentarne uno nuovo non prima del 6 maggio.

Al momento l’intervento più generoso in termini di liquidità da parte dell’UE è la revisione al rialzo del tetto per gli aiuti di Stato. Va da sé, tuttavia, che gli Stati più indebitati come Spagna e Italia potranno farvi meno ricorso di quelli con i bilanci solidi.

Molti europarlamentari suggeriscono di utilizzare senza altri indugi la cosiddetta «riserva di crisi». Si tratta di uno strumento previsto dalla riforma del 2013, istituito per garantire le risorse finanziarie necessarie in caso di crisi improvvise, ma mai utilizzato.

Gli agricoltori se lo pagano mediante detrazioni dai pagamenti diretti (poco più dell’1% per azienda) e gli importi non utilizzati vengono rimborsati agli stessi agricoltori nell’esercizio finanziario successivo. Quest’anno la riserva di crisi vale oltre 470 milioni e, se non viene utilizzata, dovrebbe ritornare agli agricoltori a ottobre.

Ma sull’utilizzo della riserva di crisi ci sono anche voci critiche: «Non possiamo accettare di erodere gli aiuti in un momento come questo – ha dichiarato a L’Informatore Agrario Paulo Gouveia, del Copa e Cogeca –. La situazione è eccezionale e richiede risorse eccezionali, urgenti e fuori dal bilancio della Pac».

Un’indicazione, quest’ultima, recepita nella proposta del Parlamento europeo per la prossima Pac.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Rivista n. 17/2020
Il «cerotto» della Commissione contro l’emergenza
di A. Di Mambro
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