Miglioramento genetico: chi guarda avanti e chi indietro

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Mentre in Italia un variegato fronte, che va da Aiab a Wwf passando per Slow Food, ha messo in atto una vera e propria tempesta mediatica contro le nuove tecnologie di miglioramento genetico (Nbt), presentando scenari apocalittici per l’agricoltura italiana in caso di un loro utilizzo, in Gran Bretagna si guarda avanti.

«Gli organismi prodotti con l’editing del genoma o da altre tecnologie genetiche non dovrebbero essere regolamentati come ogm, nel caso in cui potrebbero essere stati sviluppati anche con metodi di riproduzione tradizionali». Lo scrive il Dipartimento per l’ambiente, l’alimentazione e le aree rurali del Regno Unito (Defra) presentando una consultazione pubblica sull’editing del genoma applicato alle piante.

I cittadini del Regno Unito potranno inviare contributi fino al 17 marzo, che riguardano due argomenti.

Il primo è l’editing del genoma applicato per ottenere mutazioni che potrebbero essere ottenute con metodi tradizionali. Il Regno Unito ha al momento mantenuto la legislazione Ue sugli ogm, la cui interpretazione restrittiva della Corte Ue a Londra sta stretta.

«In quanto membri dell’Ue – ha detto il ministro inglese dell’agricoltura – ovviamente non avevamo altra scelta che adottare pedissequamente le sentenze della Corte di giustizia europea, per quanto irrazionali e imperfette potessero essere. Ora che abbiamo lasciato l’Ue, siamo liberi di prendere decisioni politiche coerenti basate sulla scienza e sull’evidenza».

Con l’obiettivo di arrivare «a un quadro normativo più semplice e scientificamente credibile per governare importanti nuove tecnologie». L’altra parte della consultazione ha infatti lo scopo di iniziare a raccogliere opinioni sul quadro normativo più ampio che disciplina gli ogm.

A seconda dei risultati della prima parte della consultazione, il Defra potrebbe proporre di «modificare la legislazione per modificare la definizione di ogm così come in vigore in Inghilterra, per far sì che essa non si applichi agli organismi prodotti mediante editing del genoma che avrebbero potuto essere sviluppati utilizzando anche metodi di incrocio tradizionali».