L’Ente Risi all’attacco del riso cambogiano

spiga riso

La decisione che la Commissione europea sta assumendo in questi giorni relativamente alla revoca temporanea delle concessioni EBA alla Cambogia per la violazione dei diritti umani non piace proprio ai produttori di riso italiani.

Il regime Eba («Tutto tranne le armi») prevede dazi ridotti per le importazioni da alcuni Paesi in via di sviluppo: dopo avere accertato ripetute violazioni di diritti umani, civili e del lavoro in Cambogia, la Commissione europea si appresta ora a revocare questa concessione per alcuni prodotti: abiti a basso valore aggiunto, zucchero, scarpe, prodotti da viaggio. Non è incluso il riso perché allo stesso è già applicata la clausola di salvaguardia.

La decisione della Commissione è definita assurda e priva di giustificazioni dall’Ente Risi, visto che la clausola di salvaguardia per il riso lavorato Indica sarà applicata sino al 18 gennaio 2022 e che pende dinnanzi al Tribunale dell’Ue un ricorso proposto dalle autorità Cambogiane per annullare il regolamento che ha istituito la clausola stessa.

L’inclusione del riso nel provvedimento di revoca temporanea delle concessioni EBA alla Cambogia, secondo l’Ente Risi, avrebbe potuto rappresentare una opportunità per il settore per arginare le importazioni di riso da questo Paese che, nonostante la riduzione dei flussi nell’ultimo anno di commercializzazione, rimane il primo fornitore di riso lavorato all’Unione europea.

Dal canto suo la ministra Teresa Bellanova ha dichiarato che l’Italia chiederà formalmente alla Commissione europea di inserire il riso cambogiano nella lista dei prodotti da escludere dai benefici per l’esportazione previsti dall’Eba.