La ricerca per fermare il declino dei limoni italiani

In circa 30 anni la superficie investita a limone in Italia è diminuita del 45% e la produzione del 41%. Un declino che, secondo Antonino e Vittoria Catara, docenti dell’Università di Catania, è in buona parte associato al dilagare del mal secco, una patologia altamente distruttiva e che costringe a drastiche potature e continui reimpianti con un grave impatto sul reddito dei limonicoltori.

Per fronteggiare questa calamità il governo ha istituito nella legge di Bilancio, approvata dal Parlamento lo scorso 29 dicembre, un apposito Fondo in difesa della salute degli agrumi. Un aiuto importante per le regioni dove sono presenti produzioni di agrumi certificati da marchio di qualità, che prevede una dotazione economica pari a 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, per un totale di 9 milioni. In particolare, vengono finanziate le attività di ricerca finalizzate al contenimento della diffusione del mal secco, specificatamente alle produzioni igp.

«La ricerca rappresenta l’arma con la quale le avversità possono essere fronteggiate» dice Silvia Di Silvestro, responsabile della sede di Acireale del Crea-Centro di ricerca olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura. «Ricercatori e imprenditori – spiega De Silvestro – collaborando nell’ambito di progetti europei, nazionali e regionali, possono rinnovare il panorama varietale, ampliare il calendario di maturazione e commercializzazione, ottenere varietà resistenti ai patogeni endemici e a rischio di introduzione.