Il miglioramento genetico è vitale per l’agricoltura italiana

Per adeguare l’agricoltura nazionale al futuro e mantenerne la sostenibilità e la competitività è strategico promuovere un sistema pubblico-privato di miglioramento genetico basato sulle tecnologie genomiche più avanzate. È quindi necessario iniziare in tempi brevi la sperimentazione in campo delle Tea, le Tecniche di evoluzione assistita (o Nbt). Queste infatti, sono radicalmente diverse dagli ogm di una volta e non possono essere normate allo stesso modo. Da qui la necessità di una legislazione ad hoc.

Questa è la sostanza del documento sull’uso di queste tecnologie presentato in un incontro organizzato con il Crea. Il documento è elaborato dal Cluster Agrifood Nazionale (l’associazione riconosciuta dal ministero dell’Università che aggrega imprese, associazioni di categoria, Università, organismi di ricerca, enti di formazione e rappresentanze territoriali che operano nel settore Agrifood) e da Assobiotec (l’Associazione Nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica).

Il documento illustra le potenzialità delle Tea all’interno di un contesto agricolo stressato dagli effetti del cambiamento climatico e dalla necessità di migliorare la resistenza alla siccità, assicurando al contempo qualità e produttività più elevate e un’elevata sostenibilità.

Affinché l’Italia sappia cogliere questa opportunità vengono suggerite tre azioni, partendo dall’avvio delle sperimentazioni in campo. Il documento suggerisce quindi di rilanciare un programma di ricerca sulle biotecnologie pulite per l’agricoltura di domani; nei prossimi mesi, infatti, è atteso un cambiamento del quadro autorizzativo a livello europeo e sarebbe grave se l’Italia non si presentasse con un adeguato programma di investimento. E poi predisporre strumenti di trasferimento tecnologico dei risultati dalla ricerca al mondo produttivo, coinvolgendo anche le industrie private, in modo da rinnovare il panorama varietale e renderlo idoneo al nuovo scenario climatico.

Negli ultimi anni il sistema scientifico italiano ha sviluppato conoscenze avanzate nell’ambito delle Tea  relativamente alle più importanti specie agricole italiane come frumento, riso, pomodoro, vite, melo, agrumi e altro. Un lavoro importante rimasto fino a oggi confinato nei laboratori.

«Il governo Meloni è consapevole dell’importanza di aprirsi alle innovazioni in grado di non stravolgere e alterare la nostra produzione, ma di renderla più forte, più competitiva e più adatta al tempo che stiamo vivendo e al futuro che ci aspetta» ha detto il sottosegretario al Masaf, La Pietra, intervenendo al convegno sulle Tea.
«Le sfide che ci aspettano nei prossimi anni sono i cambiamenti climatici e la sostenibilità – ha detto La Pietra – che possiamo vincere avvalendoci del contributo sostanziale apportato dalla genetica vegetale avanzata che può contribuire a determinare una produzione agricola che usi meno risorse naturali, pesticidi, fertilizzanti e minori quantitativi di energia». Il sottosegretario ha poi voluto evidenziare che «i valori e le tradizioni di cui è custode il mondo agricolo sono per noi un tesoro inestimabile e intendiamo difendere e valorizzare questo immenso patrimonio che è alla base del successo delle nostre eccellenze agroalimentari. Custodire con cura ciò che gli agricoltori ci hanno tramandato – ha concluso – è alla base del nostro concetto di sovranità alimentare, ma sia ben chiaro che in nessun modo questa cura va interpretata come una stasi, come un immobilismo che ci farebbe solo perdere posizioni e competitività nel panorama internazionale».

«La nostra agricoltura deve fronteggiare sfide epocali quali i cambiamenti climatici e la crescente siccità – ha precisato il presidente del Crea Carlo Gaudio – e nel quadro degli obiettivi del Green Deal europeo la forte e rapida riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dei fertilizzanti. Ma per poterle vincere, servono nuove varietà di colture in grado di garantire al tempo stesso produttività, resilienza e sostenibilità ambientale, senza rinunciare a quella qualità e tipicità che hanno reso e il nostro Made in Italy competitivo sui mercati di tutto il mondo».

Ricordiamo che il no preconcetto a tutte le nuove tecniche di miglioramento genetico era stato ribadito pochi giorni fa dal presidente dell’Aiab, Giuseppe Romano, a commento dell’incotro che il mondo del biologico aveva avuto al Masaf con il sottosegretario Luigi D’Eramo: «Abbiamo inoltre ribadito, trovando unanimità sul tavolo, il nostro secco no ai all’utilizzo di materiale propagativo proveniente da tecniche di evoluzione assistita (Nbt)».