Cooperative al centro del piano di rilancio dell’agroalimentare

Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari

L’obiettivo minimo è arrivare al 2030 con un export agroalimentare di oltre 55 miliardi di euro utilizzando al meglio gli ingenti fondi del Recovery plan per recuperare la competitività perduta negli ultimi decenni.

Secondo Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari, i primi progetti da finanziare dovrebbero essere quelli delle infrastrutture indispensabili per accrescere la mobilità di merci e persone al fine di aumentare i consumi interni e l’export. Allo stesso tempo però è necessario potenziare e completare l’infrastruttura digitale, ancora molto carente specialmente in alcune parti della Penisola. Quindi serve un piano di rilancio dell’economia agroalimentare italiana e la cooperazione si candida come protagonista per elaborare progetti di filiera e di rete in grado di captare le importanti risorse del Recovery plan.

«Il mondo cooperativo – dice Mercuri – è il più adatto e preparato ad attuare un piano di rilancio dell’economia agroalimentare italiana, essenzialmente per due fattori. Il primo è legato alla trasversalità della cooperazione: dai servizi finanziari e assicurativi alla distribuzione e alla logistica, fino ai servizi alla persona e a tutte le diverse attività industriali.
Non dimentichiamo però che le cooperative sono imprese e, in quanto tali, sono abituate a produrre e commercializzare con efficienza, per essere competitive. Siamo pronti a investire con logiche di sistema in grado di garantire le maggiori ricadute sociali e il rispetto dei tempi fissati da Bruxelles».

Secondo Mercuri è necessario aggiungere un altro miliardo di euro al capitolo da 1,8 miliardi attualmente previsto per le filiere dal Recovery plan. Queste risorse devono servire a sviluppare progetti territoriali in grado di avvicinare realtà commerciali e industriali con quelle agricole. «Penso ad esempio al mondo della cerealicoltura –  precisa – che non può più prescindere dalla stretta connessione con stoccaggi, trasformazione e commercializzazione. Abbiamo poi individuato una serie di comparti strategici da potenziare come il lattiero-caseario, la zootecnia da carne bovina e suina, il forestale, l’olivicoltura e quello della logistica legata all’ortofrutta».

«Non possiamo correre il rischio – conclude Mercuri – di dirottare risorse verso progetti economici costruiti a tavolino senza la partecipazione delle imprese, gli unici soggetti capaci di misurarsi con il mercato».

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 5/2021
Mercuri: cooperative base per il rilancio dell’agroalimentare
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