Anbi: Puglia e Basilicata perdono 1,5 milioni di metri cubi di acqua al giorno, preoccupa il Bacino del Po

invaso in Calabria

È ancora lunga la stagione calda in Puglia e Basilicata, dove si guarda con crescente preoccupazione il diminuire delle scorte idriche nei bacini: indicativamente stanno calando di un milione e mezzo di metri cubi al giorno. Il deficit rispetto al 2019 è di oltre 60 milioni in Lucania e di oltre 70 milioni nella regione del Tavoliere; continuando questo trend e in assenza di piogge significative pare inevitabile una contrazione negli apporti irrigui, indispensabili per produrre agricoltura di qualità.

In Sicilia cresce il rischio desertificazione: i bacini contengono circa 70 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto all’anno scorso. Rimane un’oasi la Calabria (con circa 11 milioni di metri cubi, la diga Sant’Anna è al massimo degli ultimi 4 anni). In Campania scendono i livelli dei fiumi Volturno e Sele.

I dati sulle risorse idriche sono dell’Osservatorio Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, che lancia l’allarme anche sulle portate del fiume Po, dimezzate in una settimana, pur rimanendo ancora superiori allo scorso anno.

In Emilia Romagna «le criticità più evidenti – indica il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi – si evidenziano nelle zone non beneficiate da recenti piogge, né dall’apporto irriguo del canale Cer come alcune zone della provincia di Bologna, della Romagna e del Delta Po, ormai sulla soglia della siccità». Rimane a macchia di leopardo la situazione dei corsi d’acqua con Savio, Panaro, Reno, Nure, Enza sopra la media del periodo, ma Secchia, Taro e Trebbia largamente deficitari.

«A preoccupare – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – sono soprattutto le repentine escursioni di portata, conseguenza dell’estremizzazione degli eventi atmosferici. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, presentato da Anbi pochi giorni fa, è una risposta all’esigenza di incrementare la resilienza dei territori».

Nel Nord Italia, a fungere da calmiere, sono solo i grandi laghi, i cui livelli sono tutti in discesa e solo il Garda rimane superiore alla media del periodo. Restano, per ora, costanti i fiumi lombardi (Adda, Mincio, Brembo, Chiese, Ticino).

In Veneto l’Adige conserva le portate, mentre calano altri fiumi principali (Brenta, Piave, Livenza), a eccezione del Bacchiglione.

Nel Centro Italia, nonostante le cospicue piogge di giugno sull’Umbria (117 millimetri), il livello della diga Maroggia (3,90 milioni di metri cubi su una capacità di 5,8 milioni) resta inferiore a quello dei due anni precedenti. Analogo è il trend degli invasi marchigiani (attualmente trattengono circa 46 milioni di metri cubi su una capacità di oltre 65 milioni) e del bacino del Bilancino, in Toscana. Questo nonostante a giugno sia piovuto il doppio della media a Massa, Pisa e Livorno (sul Grossetano e sul Fiorentino, però, è piovuto meno del solito). In Sardegna, infine, i bacini segnano un confortante 77,68% della capienza, ma era 80,27% un anno fa.