Prezzo dell’acciaio agli estremi con la pandemia

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La pandemia ha condizionato pesantemente il mercato siderurgico: in meno di 12 mesi i prezzi dell’acciaio hanno toccato valori minimi e massimi mai registrati negli ultimi anni. Effetti che inevitabilmente si ripercuotono sulla disponibilità e sul costo dei prodotti finiti tra cui anche le macchine agricole.

Il nostro Paese è stato uno dei più colpiti dalla pandemia a livello mondiale dal punto di vista sanitario ed economico e, nella «top ten» dei maggiori consumatori globali di acciaio, ha pagato la tassa più salata alla crisi: nel 2020 la contrazione della domanda nazionale è stata del 21,5% rispetto all’anno precedente con i consumi scesi a 19,6 milioni di tonnellate, oltre 5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2019.

Ancora una volta, il grande arbitro della siderurgia, soprattutto sul versante dei prezzi è stato il Paese asiatico. Il primo lockdown, iniziato in Cina a fine gennaio, ha comportato un rallentamento dell’attività siderurgica determinando un crollo dei prezzi. L’effetto si è poi propagato fino in Europa dove a giugno del 2020 ha fatto segnare un SiderIndex a 314,87 euro/t (indice che sintetizza in un singolo prezzo l’andamento settimanale del prezzo dei prodotti lunghi e prodotti piani in acciaio al carbonio sul mercato nazionale).

Con la riprese delle attività il prezzo è poi schizzato a quasi il doppio (601,95 euro/t) nei primi mese del 2021, causato sia della riduzione delle scorte di acciaio sia dalla minor attività produttiva.

A livello europeo si aggiunge anche la questione sulle misure di salvaguardia all’importazione dell’acciaio in scadenza il prossimo 30 giugno. Le misure, introdotte a gennaio del 2019 dalla Commissione europea sotto forma di dazi doganali, hanno il compito di contingentare l’importazione dei prodotti di acciaio (non intercettati dal mercato Statunitense a causa delle barriere doganali imposte dall’amministrazione Trump) e volte a tutelare l’attività dei produttori siderurgici del vecchio continente.

Le principali associazioni industriali tra cui il Cema, l’associazione europea dei costruttori di macchine agricole, spingono affinché non venga rinnovata la salvaguardia in quanto possibile fattore di ulteriore incertezza sulla disponibilità di acciaio.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su MAD Macchine Agricole Domani n. 4/2021
Un 2020 «bipolare» per l’acciaio
di S. Ferrari
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