Il farinaccio nell’alimentazione della vacca da latte

L’impiego di farinaccio nella razione delle vacche in lattazione a parziale sostituzione delle farine di mais e soia si è dimostrato un percorso tecnico percorribile, in grado di mantenere le medesime performances produttive ed economiche, e contribuire in maniera sostanziale alla riduzione delle quote di energia e proteina derivanti da alimenti che possono essere impiegati per l’alimentazione umana.

L’utilizzo di sottoprodotti delle filiere alimentari può infatti rappresentare una strategia per ridurre la dipendenza dell’allevamento zootecnico dai cereali e dai semi oleosi, la cui domanda per la nutrizione umana diventerà sempre più pressante in un prossimo futuro. La parziale sostituzione dell’amido del mais e della proteina della soia con sottoprodotti dell’industria alimentare e delle bioenergie è quindi una potenziale alternativa per superare questi problemi. L’innovazione tecnologica applicata al riutilizzo di sottoprodotti e residui agroalimentari nel settore zootecnico può rivelarsi una situazione vantaggiosa per numerosi aspetti.

Dal punto di vista economico, i sottoprodotti hanno generalmente prezzi più vantaggiosi per punto di proteina o di amido rispetto alle granelle e/o alle farine e consentono di ridurre i costi di alimentazione; dal punto di vista di un’economia circolare, i prodotti di scarto delle industrie agroalimentari rappresentano un costo aggiuntivo per lo smaltimento di alimenti ad alto valore nutrizionale. Tra i vari sottoprodotti della lavorazione del frumento, il farinaccio è quello con tenori di amido più elevati, che lo rendono un alimento altamente energetico con valori di amido attorno al 51-52% sostanza secca.

Oltre ad avere un alto contenuto in amido altamente fermentescibile a livello ruminale, il farinaccio contiene anche una quota di fibra (NDF, fibraneutro detersa) altamente digeribile. Queste caratteristiche consentono di apportare contemporaneamente due differenti fonti di energia, una più velocemente fermentescibile e l’altra più lentamente fermentescibile, contribuendo alla diversificazione delle fonti energetiche della razione in modo tale da sfruttare al meglio le potenzialità ruminali.

Anche l’apporto di proteina è interessante, con contenuti attorno al 16% della sostanza secca.

L’abbinamento di discreti contenuti in amido e proteina rende il farinaccio un alimento interessante per ridurre i contenuti di farina di mais e di soia nelle bovine da latte ad elevata produzione. Il farinaccio si presenta in forma di farina e può essere stoccato sia in sili verticali sia a terra in spazi dedicati in magazzini aziendali.

 

Tratto dall’articolo pubblicato sul supplemento Stalle da Latte a L’Informatore Agrario n. 33/2020
Una razione sostenibile dai sottoprodotti molitori
di L. Comino, A. Revello-Chion, D. Giaccone, E. Tabacco, G. Borreani
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