Gestione e costi della rimonta, attenzione alle prime 24 ore

La mortalità precoce e l’eliminazione delle vitelle prima del loro parto causano elevate perdite nelle aziende da latte, oltre che una riduzione del progresso genetico per la diminuzione dell’intensità di selezione causata da una minor scelta di soggetti da destinare alla riproduzione. L’allevamento da latte si divide in due quote di animali: quota di animali in produzione (da mungere) e quota di animali da rimonta (in accrescimento).

L’interazione tra queste due quote di animali presenti nella mandria rappresenta un fattore di gestione e un indicatore di efficienza dell’allevamento. In stalle molto performanti, con basse quote di rimonta e bassa mortalità precoce, l’incidenza della rimonta può attestarsi al di sotto del 10% del ricavo totale della mandria (sommatoria dei ricavi del latte prodotto, vendita vitelli e vendita vacche di fine carriera).

Al contrario, in allevamenti poco efficienti, con elevate quote di rimonta ed elevata mortalità precoce, l’incidenza della rimonta può attestarsi sull’ordine del 15% del ricavo totale della mandria.

Generalmente il costo della rimonta rappresenta il terzo costo di produzione in un allevamento bovino da latte, subito dopo i costi di alimentazione e di manodopera, e in ogni caso superiori ai costi delle utenze energetiche, delle spese veterinarie, di manutenzione delle infrastrutture e attrezzature.
Nella razza Frisona italiana recenti stime (fonte Anafibj), evidenziano un incremento sensibile negli ultimi anni della percentuale di vitelle nate che non raggiungono il primo parto, con percentuali di eliminazione attorno al 23%.

Le cause principali sono da ricondurre alla riforma dovuta a problemi respiratori, polmoniti, infertilità, mortalità e altre cause legate alla gestione della vitellaia e fasi successive. Infatti, nell’approfondire la ripartizione di tali eliminazioni tra le fasi di rimonta, si evidenzia che la maggior quota di eliminazione della rimonta è associata alle prime 24 ore dal parto (39%) e alla fase compresa tra la nascita e lo svezzamento (36%).

Alla luce di questi dati, risulta fondamentale ridurre l’elevata percentuale di perdite neonatali che si evidenzia negli allevamenti da latte e tra le varie azioni da intraprendere, oltre a un’adeguata colostratura e gestione della vitellaia e a eventuali piani di vaccinazione se necessari, anche la selezione genetica può fornire il proprio contributo nell’aiutare l’allevatore a minimizzare questi danni e costi di produzione.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 3/2023
Quando la genetica punta sui vitelli per migliorare benessere e bilancio economico
di M. Cassandro
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