Emergenza Psa, export di prosciutti e salumi sempre più a rischio

prosciutto parma

Nuova ordinanza, la seconda di quest’anno, per l’emergenza Psa. Il provvedimento, entrato immediatamente in vigore, introduce alcune novità che si sono rese necessarie dopo la recente scoperta di alcune carcasse di cinghiale infette nelle zone del Piacentino e del Parmense che si trovano a ridosso di allevamenti suinicoli e di salumifici, decretando di fatto nuove zone di restrizione come previsto dalla normativa europea.

Non solo. Dopo il Canada, che ad aprile ha chiuso all’import di prosciutti e salumi provenienti dalle nuove zone di restrizione del Parmense, nei primi giorni di maggio gli USA hanno chiuso l’ingresso ai salumi a breve stagionatura (meno di 400 giorni), provenienti dalle medesime aree, escludendo fortunatamente il Prosciutto crudo di Parma dop che richiede una stagionatura minima di 14 mesi.

«L’emergenza Psa ci impensierisce molto – dice Stefano Fanti, direttore del Consorzio di tutela del Prosciutto di Parma – anche se, fortunatamente, non sta incidendo negativamente sulle vendite del prodotto».
Sono positivi infatti i riscontri commerciali di questi primi mesi del 2024, che soprattutto per il prosciutto affettato in vaschetta registrano «un significativo incremento delle vendite – dichiara – Si tratta di un prodotto molto apprezzato, soprattutto all’estero, dove è destinato il 70% del totale. La contrazione del patrimonio suinicolo italiano ha ridotto anche le nostre produzioni, che nel 2023, rispetto all’anno prima, sia come materia prima in ingresso sia come prodotto finito, hanno registrato circa un -5%».

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 19/2024
Nuova ordinanza contro la Peste suina africana
di A. Mossini
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