Verso un protocollo unico di sostenibilità

Il settore vitivinicolo, anche in risposta a stimoli derivanti dal mercato, ha già avviato da alcuni anni ragionamenti e approcci per valorizzare l’attenzione del comparto verso “un uso oculato e consapevole delle risorse” ambientali e non solo.  Nel tempo, infatti, sono stati codificati diversi modelli privati di produzione del vino sostenibile che hanno trovato un buon riscontro presso le aziende e generato una risposta confortante dal mercato e che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nei mesi scorsi ha messo a sistema con la proposta di uno standard unico nazionale della sostenibilità nel settore vitivinicolo.

L’obiettivo generale del MIPAAF era arrivare a un modello unico nazionale di certificazione della sostenibilità, sia per quantificare i benefici prodotti dagli impegni a giustificazione degli eventuali incentivi futuri, sia per dotare il settore del vino di uno strumento competitivo sempre più importante nel mercato internazionale. L’approccio di base seguito è stato quello di definire uno specifico disciplinare di produzione costituito “dall’insieme delle regole produttive e delle buone pratiche”.

Il lavoro sullo standard unico è stato condotto con l’ausilio di un gruppo di lavoro ristretto composto dai tecnici dei protocolli di certificazione già avviati che hanno elaborato la bozza di disciplinare riunendo gli elementi qualificanti dei disciplinari in essere.

Dopo un primo lavoro iniziale e dopo essere giunti alla individuazione delle principali linee guida la discussione intorno alla bozza di proposta si è fermata per alcuni mesi.

Un nuovo slancio tuttavia, è recentemente arrivato, nell’ambito della Legge 17 luglio 2020, n. 77, di conversione con modifiche del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. decreto Rilancio) dove è stato inserito un nuovo articolo, art 224 ter, inerente la sostenibilità in viticoltura che si auspica farà ripartire e darà compimento ai lavori condotti.

La legge ufficializza il percorso fin qui portato avanti dal MIPAAF e ne sancisce l’intesa con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Stabilisce che i requisiti e le norme tecniche del disciplinare di produzione saranno aggiornati con cadenza almeno annuale per recepire i più recenti orientamenti in materia di sostenibilità economica, ambientale e sociale.

È previsto un sistema di monitoraggio della sostenibilità e delle aziende della filiera vitivinicola italiana, i cui indicatori saranno individuati successivamente con specifico decreto. I dati e le informazioni ricavate dal sistema di monitoraggio confluiranno nella Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA).

Per la parte vigna, il modello base di riferimento sarà il Sistema Nazionale di Qualità di Produzione Integrata SNQPI che sarà “arricchito” e perfezionato con le informazioni derivanti dallo schedario grafico che consentirà la tracciabilità a livello di singola particella.

L’attenzione sullo standard unico è molto alta, sia da parte degli operatori nazionali che esteri, del resto l’Italia è il primo Paese europeo a dotarsi di un disciplinare nazionale pubblico e farà da apripista per gli approcci delle altre amministrazioni nazionali europee.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 5/2020
Verso un protocollo unico di sostenibilità
di P. Esposito
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