Oidio, come riconoscere il momento di massima aggressione

I formulati a disposizione per contrastare le infezioni causate da Erysiphe necator, per quanto efficienti, sono spesso sottoposti a rigide limitazioni di utilizzo atte a preservarne l’efficacia. Perciò, al fine di massimizzare le potenzialità di ciascun formulato commerciale, sarebbe importante conoscere con precisione il momento di massima aggressione da parte del patogeno, relazionando fattori ambientali e fisiologia della pianta, in modo da intervenire in maniera puntuale nel momento di maggior bisogno.

A tal fine esistono diversi modelli previsionali in grado di fornire importanti indicazioni, ai quali però non bisogna attribuire la responsabilità piena della difesa antioidica.
A essi è fondamentale si affianchi l’esperienza del tecnico o del viticoltore che conosce, all’interno dell’azienda, non solo le varietà, ma le zone del vigneto a maggiore rischio infettivo.
Recenti studi hanno identificato dei periodi principali in cui E. necator è più propenso alla colonizzazione dei tessuti, per coincidenze ambientali e fisiologiche della pianta. In tali momenti occorre perciò prestare maggiore attenzione nella difesa, sfruttando in ciascun caso le caratteristiche specifiche degli agrofarmaci a disposizione.
È noto che, per quanto riguarda l’oidio, non bisogna trascurare quanto accaduto l’anno precedente. Infatti la quantità di inoculo svernante in grado di causare infezioni nella stagione in corso è data dalla presenza del patogeno in un areale specifico, fosse anche solo con infezioni tardive che, per quanto non eccessivamente dannose, potrebbero favorire una buona partenza nella stagione futura.

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 14/2016 a pag. 49
Oidio della vite: quanto è importante il controllo
di S. Lavezzaro, A. Morando