Export verso la Russia: i numeri e le preferenze

Quando si pensa alla Russia, è immediata l’associazione con il consumo di vodka. Nonostante ciò sia ancora in parte veritiero, negli ultimi anni il vino ha recuperato parte della sua popolarità e il suo consumo è aumentato considerevolmente, dopo un periodo buio negli anni ’90 e 2000. A partire dal 2015, il volume di consumo di vino è cresciuto ad un tasso annuo del 13%, mentre il valore è cresciuto del 21%. Nel 2019 la Russia è risultata al 10° posto fra i mercati con il maggior consumo di vino al mondo; il consumo pro-capite annuo si attesta intorno ai 10 L. Il merito di ciò è da attribuirsi soprattutto al cambio generazionale del Paese: i giovani russi tendono a consumare bevande con minor contenuto alcolico rispetto alla più tradizionale vodka e sono sempre più attratti dal mondo del vino. In particolare, i consumatori russi di vino sono per la maggior parte donne, di età compresa fra i 25 e i 50 anni, vivono in città (ciò include circa il 74% della popolazione in Russia), hanno reddito medio-alto, appartengono alla classe sociale medio-alta, hanno un livello d’istruzione superiore o universitario e svolgono un lavoro intellettuale.

Vino importato: distribuzione e promozione nel mercato russo

In generale, il rapporto qualità-prezzo dei vini importati commercializzati nel mercato russo è basso, a causa dell’impatto creato sul prezzo dai fattori legati al sistema d’importazione: tasse, accise, logistica, burocrazia, registrazioni di prodotti e certificati, alti margini di importatori e distributori. Il principale canale di distribuzione e vendita di vino in Russia è quello off-trade: supermercati, negozi specializzati (le enoteche e i cosiddetti “alkomarket”, negozi in cui si vendono solo alcolici, di tutti i tipi), negozi di alimentari, discount e mercati agroalimentari. I consumatori russi preferiscono, per la maggior parte, comprare vino tramite la GDO poiché vi trovano una vasta gamma di prodotti e prezzi, si sentono più protetti e tutelati contro i prodotti contraffatti (ancora ampiamente presenti nel mercato russo) e danno importanza alla comodità di poter acquistare cibo da abbinare al vino; in generale, però, i vini acquistati tramite il canale off-trade appartengono alla fascia di prezzo bassa o medio-bassa.

Il vino italiano e i suoi competitor nel mercato russo

Tra i principali Paesi da cui la Russia importa vino figura l’Italia. Nel 2019 è risultata essere, nuovamente, il primo Paese da cui la Russia importa vino in valore: il primato è italiano già da molti anni, con una quota di mercato stabile intorno al 29%. Per quanto riguarda il volume d’importazione, invece, il primato è da anni conteso fra Italia e Spagna (nel 2019 la Spagna ha superato l’Italia). Se la Spagna è il principale competitor dell’Italia nel mercato russo per il volume d’importazione, la Francia lo è per il valore d’importazione. Fra gli altri principali competitor europei vanno menzionati il Portogallo, la Germania ed i Paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia) che, negli ultimi anni, sono protagonisti di un fenomeno di riesportazione di vino prodotto in altri Paesi verso la Russia. Un altro competitor importante nel mercato russo è la Georgia, soprattutto per quanto riguarda i vini fermi in bottiglia. Infine, tra i Paesi del “Nuovo Mondo”, il Cile è il principale concorrente di forte presenza, anch’esso nella categoria dei vini fermi in bottiglia.

Per quanto riguarda l’Italia, nel 2019 il vino fermo in bottiglia si riconferma la principale tipologia di vino esportata con una quota del 61% in volume e valore sul totale importato dalla Russia; segue lo spumante con una quota di circa il 39% in volume e valore sul totale. Rispetto al 2018, si registra un notevole aumento delle performance del vino fermo in bottiglia (+15% in volume e +9% in valore) e dello spumante italiano nel mercato russo (+16% in volume e +13% in valore). Rispetto al 2014, invece, c’è stato un calo nel valore d’esportazione dello spumante italiano in Russia del 3% (nonostante un aumento del 18% in volume), mentre il vino fermo in bottiglia ha continuato ad aumentare sia in volume sia in valore d’esportazione. Il vino italiano sfuso continua a registrare una variazione negativa sia in volume sia in valore nel mercato russo.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 6/2020
Export verso la Russia, i numeri e le preferenze
di M. C. Gusso
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