Dazi Usa: il vino italiano con il fiato sospeso

Botti legno vino

Si avvicina, con la chiusura della consultazione pubblica indetta dall’Ustr (United States Trade Rapresentative), il nuovo giro di giostra di dazi Usa sulle importazioni europee, previsti per metà agosto nell’ambito del contenzioso Boeing-Airbus che tanto pesa sull’agroalimentare made in Italy. Fino ad ora, la «mannaia» delle gabelle americane ha colpito l’Italia principalmente sul fronte dei formaggi e degli spirits, gli alcolici ma ora le cose potrebbero cambiare.

«Un eventuale dazio sulle esportazioni di vini fermi italiani andrebbe a colpire soprattutto quelli di fascia alta, già fortemente penalizzati dalla chiusura dell’Horeca in gran parte degli Usa, il principale canale di vendita dei nostri fine wines» afferma Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor, sulla base di un’analisi delle esportazioni di vini fermi francesi che sul mercato americano da novembre 2019 a marzo 2020 hanno subito un calo nelle esportazioni del 24% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Una riduzione che a volume è risultata più bassa (-14%) solo grazie ad un “downgrade” dei vini spediti: fino ad ottobre 2019 – primo mese di applicazione del dazio aggiuntivo del 25% – il prezzo medio all’export dei vini fermi francesi negli Usa si aggirava sopra gli 8,5 euro/litro, per poi toccare il minimo di 6 euro nel marzo di quest’anno.

«Un’ulteriore dimostrazione del fatto che gli eventuali dazi aggiuntivi andrebbero a colpire soprattutto i nostri fine wines – ha aggiunto Pantini – si desume dal crollo nell’export dei vini rossi dop della Borgogna che nel medesimo periodo di tempo analizzato è stato del 34%. E tali vini presentano un prezzo all’export superiore del 210% a quello medio dell’intera categoria di vini fermi francesi esportati negli Usa».

Il danno inferto dai dazi all’export di vini fermi francesi, conclude l’analisi di Nomisma Wine Monitor, è stato quindi doppiamente rilevante: se da un lato ha ridotto le quantità esportate, dall’altro ha costretto i produttori transalpini a una rimodulazione verso il basso – in termini di prezzo – dell’offerta di vendita, nel tentativo di preservare la quota di mercato. Basti infatti pensare che il prezzo medio all’export dei vini fermi francesi negli Stati Uniti è crollato dai massimi di maggio 2019 quando superava i 9,4 euro/litro ai 6 euro di marzo 2020, con un calo di oltre il 36%.