Biodiversità in vigneto

Negli ultimi decenni la rimozione delle aree semi-naturali (come siepi, boschi e aree marginali incolte) a favore dell’aumento delle superfici coltivate sta causando una forte riduzione delle risorse naturali negli agro-ecosistemi. I vigneti, seppur considerati colture più stabili e complesse rispetto a quelle annuali, sono interessati da numerosi trattamenti antiparassitari e interventi colturali (ad esempio lavorazioni del sottofila e dell’interfilare, frequenti sfalci del cotico erboso) che possono arrecare un’elevata semplificazione della biodiversità. Ne consegue una diminuzione di importanti servizi ecosistemici, quali ad esempio l’incremento della sostanza organica, la presenza di nemici naturali fondamentali per il controllo biologico dei fitofagi dannosi.

In questo scenario, il comprensorio viticolo dei Colli Euganei, in provincia di Padova, rappresenta una positiva eccezione, in quanto le aree boscate spesso affiancano o circondano i vigneti e le altre colture del territorio, favorendo lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile ed ecocompatibile. In tale contesto, nel 2016, è nato il Biodistretto Colli Euganei, con lo scopo di favorire la tutela del territorio e lo sviluppo dell’agricoltura biologica: dal 2018 infatti ha promosso un ampio programma di ricerche e sperimentazioni in ambito viticolo. Tali attività sono state sviluppate da un gruppo di agronomi riunitosi sotto l’appellativo di «Osservatorio Tecnico Euganeo».

Lo studio in vigneto

Lo studio è stato svolto nel biennio 2018-2019 in 6 siti dislocati nelle zone collinari del comprensorio viticolo dei Colli Euganei. Come indicato da diversi autori, i coleotteri carabidi sono utilizzati quali bio-indicatori della naturalità dell’agro-ecosistema grazie alle loro peculiari caratteristiche ecologiche, che consentono di caratterizzare i diversi ambienti in funzione del numero e della tipologia delle specie presenti, del numero di individui catturati e delle loro caratteristiche funzionali. In questo lavoro sono state utilizzate, quali indici, la ricchezza specifica e la diversità funzionale legata alla dieta (zoofaga o spermofaga).

Per valutare la loro presenza e l’abbondanza, nel periodo primaverile-estivo del 2018 e 2019, in ciascun sito sono state installate delle trappole a caduta (pitfall) sia lungo il filare centrale del vigneto sia sul margine del bosco. La ricchezza specifica è risultata molto variabile tra i siti e gli ambienti indagati (tabella 2).

 

Considerando il regime alimentare delle specie di carabidi catturati sono emerse evidenti differenze tra il vigneto e il margine del bosco.

Nei vigneti si è osservata una minore abbondanza relativa di specie zoofaghe, utili predatrici degli artropodi dannosi (ad esempio larve di nottue), a favore delle specie che si nutrono di semi (spermofaghe) e che hanno quindi un possibile ruolo nel contenimento delle infestanti.

Nel passaggio dal margine del bosco al vigneto, si conserva un costante livello di biodiversità grazie all’ingresso di specie ubiquitarie, caratteristiche degli spazi aperti e prevalentemente spermofaghe, a discapito di specie più specializzate e a dieta zoofaga.

Nei vigneti permanentemente inerbiti, la ricchezza specifica dei coleotteri carabidi, la qualità dei micro-artropodi edafici e l’evoluzione della sostanza organica nel suolo sono comparabili con il margine del bosco, sottolineando un buon grado di stabilità dell’agroecosistema; mentre la lavorazione del terreno anche nell’interfilare può comportare un disturbo della comunità di artropodi strettamente legati al suolo.

 

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 1/2021
Un esempio d monitoraggio della biodiversità del suolo
di F. Giannone, L. Tonina, G. Zanettin, L. Marini
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