Alcuni step da seguire per la certificazione biologica in viticoltura

La viticoltura biologica ha conosciuto a partire dai primi anni del nuovo millennio una significativa espansione, grazie alla spinta fornita da un mercato caratterizzato da una crescente sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale e delle tematiche salutistiche.

Per ottenere la certificazione biologica della propria produzione viticola o vitivinicola è necessario rivolgersi a un organismo di controllo accreditato (OdC), il quale, pur potendo fornire utili indicazioni alle aziende che intendono perseguire questo obiettivo, non deve essere inteso come un consulente.

Notifica

Nella notifica vengono indicati i principali dati relativi all’azienda, come superficie totale, sau, tare, coltivazioni e boschi, inoltre viene dichiarata l’attività che l’azienda intende svolgere.

Nel caso in cui sia una cantina a voler essere certificata biologica la notifica sarà relativa all’attività di vinificazione, mentre se l’azienda agricola trasforma l’uva in vino può presentare un’unica notifica di produzione agricola e trasformazione.

Relazione tecnica

In anticipo rispetto alla prima visita ispettiva, o fase di avvio, viene inviato all’azienda il contratto che regola i rapporti con l’ente certificatore e l’elenco dei documenti da produrre al momento dell’ispezione, in modo particolare la relazione tecnica e il Programma annuale di produzione vegetale (Papv).

La relazione tecnica viene redatta su un apposito modulo (disponibile presso gli enti certificatori), diverso a seconda che l’azienda debba certificare la produzione agricola o la trasformazione alimentare.

Periodo di conversione

L’azienda viticola può certificare prodotto biologico solo dopo la fase di conversione. Il vigneto è soggetto a un periodo di conversione di 3 anni, a partire dal momento in cui viene presentata la notifica.

Questo significa, ad esempio, che se la notifica viene presentata entro luglio 2020 la produzione potrà essere certificata biologica a partire dalla vendemmia 2023, mentre nel caso in cui sia presentata a novembre 2020 sarà necessario attendere la vendemmia 2024.

Dopo un anno dall’inizio della conversione la produzione può essere certificata come proveniente da vigneto in conversione biologica.
L’azienda viticola può richiedere la riduzione del periodo di conversione qualora sia in grado di dimostrare, tramite quaderno di campagna e registro di magazzino, di aver rispettato anche negli anni precedenti le regole della produzione biologica. La riduzione del periodo di conversione rimane comunque a discrezione dell’organismo di controllo.

 

Tratto dall’articolo in pubblicazione su Vite&Vino n. 2/2020
La prassi da seguire per la certificazione biologica
di Riccardo Castaldi