Tre sistemi di insilamento a confronto

Tra le varie produzioni agricole conservabili mediante processo di insilamento, l’insilato di mais rappresenta una delle più note e diffuse grazie al mantenimento delle proprietà nutrizionali  ottenibile attraverso una corretta gestione fermentativa e conservativa. Caratteristiche che lo hanno reso e tuttora lo rendono uno dei principali alimenti alla base della zootecnia da reddito.

L’esigenza di arrivare a un prodotto di qualità è quindi un obiettivo primario, ulteriormente avvalorato dai quantitativi che molto spesso tale prodotto arriva a raggiungere nelle razioni zootecniche. Infatti, per il suo elevato rapporto tra valore energetico e costo, si può arrivare a raggiungere inclusioni di più del 40% della razione nel caso di bovine da latte altamente produttive.
Buone pratiche agronomiche, un’ottimale conduzione delle operazioni di raccolta (ormai sempre più precisa) e la successiva conservazione del silo rappresentano la base per un insilato di qualità.
Tuttavia, i sistemi di insilamento a oggi potenzialmente impiegabili sono molteplici e i criteri di scelta aziendali, nonché la stessa economicità, sono variabili in funzione delle singole peculiarità operative oltre che delle esigenze zootecniche stesse.
In sintesi silobag e rotoballe fasciate sono caratterizzati da una maggiore flessibilità, da miglior capacità di preservare la qualità e una più facile integrazione con i sistemi di alimentazione automatica, mentre i sili tradizionali sono più competitivi in termini di costi di gestione.

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Tratto dall’articolo pubblicato sul Supplemento Stalle da Latte a L’Informatore Agrario n. 19/2017 a pag. 34
Tre sistemi di insilamento a confronto
di A. Pezzuolo, D. Boscaro, L. Sartori
L’articolo completo è disponibile anche su Rivista Digitale e Banca Dati Online