Senza clausola di salvaguardia il riso rischia

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Il 24 giugno l’Ente Nazionale Risi ha promosso il quarto Forum del riso europeo, cui hanno partecipato le rappresentanze della filiera e gli europarlamentari, per discutere di Pac, etichettatura e promozione.

Il settore risicolo europeo, e in particolare quello italiano che ne è il maggiore rappresentante, si è detto molto preoccupato per la clausola di salvaguardia che non sarà rinnovata, con la conseguenza che dal gennaio prossimo riprenderà un forte flusso di importazioni di riso confezionato dai Paesi meno avanzati, Myanmar in testa.

«Le nuove strategie politiche dell’Unione possono rappresentare un’occasione unica» recita il documento del Forum, che chiede tra l’altro la modifica del regolamento UE n. 978/2012 relativo all’applicazione del Sistema di preferenze tariffarie generalizzate (Spg) «con la previsione di una clausola di salvaguardia di più facile e immediata attivazione» e che la sua applicazione sia prevista, altresì, nell’ipotesi in cui le importazioni causino o rischino di causare gravi difficoltà anche ai produttori agricoltori» mentre ora viene attivata solo quando i problemi ricadono sulla parte industriale.

Serve poi «un monitoraggio più attento dei flussi di importazione del riso confezionato» in arrivo da Thailandia e Cambogia.

Ma, soprattutto, «Bisogna dare alla risicoltura europea la possibilità di allineare la produzione interna al reale fabbisogno dell’Ue, per dover dipendere il meno possibile dalle importazioni».

«Se fossero durate più a lungo le restrizioni all’export adottate da alcuni Paesi del Sud Est asiatico nel periodo Covid-19 per non creare difficoltà di approvvigionamento sui loro mercati interni, i consumatori europei avrebbero avuto difficoltà a veder soddisfatta la loro domanda».