Quotazioni in rialzo per la soia: la corsa continuerà?

Il forte e continuo rialzo dei prezzi dei semi di soia negli ultimi mesi è sicuramente fonte di grande soddisfazione per i produttori agricoli italiani e stranieri, visto che, dopo anni di vacche magre, la coltura sembra garantire attualmente un reddito interessante (grafico 1).

Poiché le prossime semine primaverili sono ormai alle porte, vale la pena analizzare meglio le ragioni di questi aumenti e cercare di capire se si tratta di un trend momentaneo oppure se si può sperare che il livello attuale dei prezzi permanga anche nel medio periodo.

Come sappiamo, la soia si coltiva in aree ben delimitate della Pianura Padana e del Friuli Venezia Giulia dove c’è sufficiente disponibilità idrica, per cui le superfici non sono espandibili a piacere. Inoltre, la soia «di primo raccolto», ossia quella seminata in primavera, deve vedersela con la concorrenza del mais, che sta anch’esso attraversando una fase positiva dal punto di vista dei prezzi. D’altronde nell’ultimo triennio l’evoluzione delle superfici non è stata affatto positiva.

Al momento, secondo le ditte sementiere e da primi sondaggi effettuati, non sembrerebbe ci siano le condizioni per tornare alle superfici investite del 2018, nonostante i prezzi medi attuali siano di circa il 25% più alti della media dello scorso triennio.

Sono perciò ipotizzabili tre scenari:

  • scenario «minimo», con le superfici che restano invariate attorno a 265.000 ettari come lo scorso anno;
  • scenario «medio», con un incremento di circa il 5% che porterebbe le superfici a circa 280.000 ettari;
  • scenario «massimo», con un incremento di ulteriori 20.000 ettari rispetto allo scenario «medio», dovuto essenzialmente alle semine «di secondo raccolto», giungendo così a un totale di 300.000 ettari.

Come sappiamo la semina «di secondo raccolto» non è sempre agevole e dipende da molteplici fattori, tra i quali la possibilità di liberare per tempo i campi coltivati a cereali autunnali oltre, ovviamente, alla possibilità di irrigare la coltura durante i mesi più caldi.

Bisogna però considerare il fattore «biogas»: i digestori sono ben coperti fino a settembre, per cui non stanno incentivando particolarmente le colture da trincia (oltre a mais, orzo primaverile e triticale). Ciò potrebbe, in alcune aree non adatte al mais da granella, costituire un vantaggio per la soia, sempre che i prezzi si mantengano sui livelli di oggi.

Al momento attuale a Chicago i semi di soia per settembre 2021 vengono trattati a 12,56 dollari/bushel, ossia l’11% in meno rispetto alle quotazioni attuali. Tradotto in euro (e ammesso che i listini nazionali marcino di pari passo con il Cbot), significherebbe che alla fine della prossima estate i prezzi potrebbero attestarsi sui 430 euro/t circa, ossia a un livello sempre molto soddisfacente. E quest’ultima considerazione ci riconduce a un’ipotesi, che avremo modo di verificare nei prossimi mesi anche per le altre commodity agricole, ossia che il tempo delle «vacche magre» sia terminato, e che dopo 6-7 anni di prezzi molto bassi stia per iniziare un nuovo ciclo, caratterizzato da prezzi mediamente alti.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 2/2021
Soia: prezzi alti, ma nel 2021 la corsa continuerà?
di H. Lavorano
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