Nuova Pac e seminativi: come contenere le criticità

La sala del convegno alla Tenuta Garusola

Il comparto dei seminativi italiani sta vivendo un momento a dir poco complesso, se da un lato le quotazioni dei cereali e della soia sono ai massimi storici, dall’altro lo sono anche i prezzi dell’azoto e del gasolio. In questo scenario, già abbastanza disorientante, pesano le incognite della nuova Pac, considerata da più parti troppo ambientalista e poco vicina alle reali esigenze degli imprenditori agricoli. Per cercare di fare chiarezza in merito a questi, e altri, punti caldi, la Cooperativa Giulio Bellini ha organizzato, nella sala della Tenuta Garusola a Filo (Ferrara), un incontro a cui hanno partecipato importanti aziende agricole, tecnici e addetti al settore dei seminativi.
«La nostra Cooperativa da 75 anni ha fatto della produzione agricola convenzionale e biologica la sua più importante attività e ha un obiettivo chiaro: produrre alimenti buoni e sicuri a filiera totalmente controllata dal seme al prodotto finale attraverso il nostro molino. Inoltre, abbiamo attivato la filiera delle produzioni gluten free – ha detto in apertura il presidente Giuseppe Ciani – ed è proprio in momenti come quello che stiamo vivendo che l’importanza di produrre materie prime nelle nostre campagne per la nostra industria di trasformazione diventa strategica per tutto il comparto». Con l’acquisizione del settore sementi leguminose di Sementi Romagna, di cui è proprietaria, la Cooperativa ha infatti ampliato la propria gamma, ed è in grado di proporre agli agricoltori sementi di grano tenero e duro, loietti e leguminose.
Augusto Verlicchi ha rimarcato il messaggio del presidente evidenziando come la guerra in Ucraina stia rivoluzionando il mercato delle commodity: «L’attuale situazione ha di fatto bloccato le esportazioni, innescando una serie di inadempienze contrattuali e costringendo gli importatori a rivolgersi a diverse origini. Si è determinata di conseguenza una maggiore ritenzione da parte di chi detiene il prodotto con una fortissima speculazione. Per il nostro Paese, importatore netto di mais, grano e oleaginose, questa situazione ha messo in crisi le industrie mangimistiche e molitorie, evidenziando la vulnerabilità del nostro sistema agricolo. Questo deve spronarci a valutare la possibilità di incrementare le nostre produzioni per ridurre la dipendenza dalle importazioni, incentivando, dove è possibile, la doppia coltura inserendo una leguminosa».

Criticità della nuova Pac

Il convegno è entrato nel vivo con la presentazione di Angelo Frascarelli, economista agrario e presidente di Ismea: «Dal 2023 gli agricoltori saranno certi solo del pagamento di base, che dall’attuale è 85% del plafond scenderà al 48%. Diventa quindi fondamentale accedere agli Ecoschemi, ma non tutti i settori lo potranno fare. Alcuni settori, come quello zootecnico, olivicolo, viticolo e frutticolo, tramite l’accesso agli Ecoschemi e al sostegno accoppiato, riusciranno a mantenere i livelli di sostegno attuale, ma altri, come cereali, mais e pomodoro da industria subiranno una concreta riduzione».
Del resto, l’obiettivo principale della nuova Pac è quello di ridurre l’impatto ambientale delle attività agricole e zootecniche sul territorio europeo, ma dalla Tavola rotonda – a cui hanno partecipato gli imprenditori agricoli Claudia Guidi ed Enrico Gambi, assieme a Emilio Pellizzari, AD di Agriberica, Davide Bacilieri di RAGT Italia e Sante Baldini, presidente onorario e direttore generale della Coop Giulio Bellini – sono emerse diverse critiche. La principale è la complessità burocratica e organizzativa della nuova Pac, che oltre a non considerare negli Ecoschemi colture strategiche come il mais, limita molto la premialità su colture come la soia. Va però considerato che il Psn (Piano strategico nazionale) prevede di destinare il 15% dei pagamenti diretti al pagamento accoppiato, di cui il 2% è destinato al sostegno alle colture proteiche, cioè soia e leguminose.

Contratti di filiera contro la volatilità

«Per questo come cooperativa spingiamo sulla possibilità della seconda coltura con una specie proteica. Nel catalogo del nostro stabilimento sementiero Sementi Romagna − ha sottolineato Sante Baldini − abbiamo diverse varietà di leguminose tra cece, favino e pisello, di cui due in esclusiva, e riteniamo che ci sia molto spazio di mercato per farine biologiche gluten free. Inoltre, con lo strumento dei contratti di filiera (dalle prossime semine la Coop sarà esclusivista di una nuova varietà di grano tenero di forza) che noi proponiamo su queste e altre colture, oltre a dare un valore concreto all’impegno degli agricoltori aderenti con la premialità, si attenuano i crescenti rischi della volatilità delle quotazioni che sempre più spesso stiamo osservando».

Lorenzo Andreotti