Erba medica, la crisi pesa anche sulla regina delle foraggere

Il 2020 sarà ricordato come un anno estremamente anomalo, con la crisi Covid che ha condizionato pesantemente l’andamento dei mercati. Nonostante l’erba medica non sia un prodotto che entra in contatto diretto con il consumatore, non è stata esente da questa crisi e ha fatto registrare un’annata molto incerta. Il 2020 è partito con una quotazione del fieno di medica poco superiore a 120 euro/t con una tendenza alla flessione (grafico 1).

L’avvento della crisi Covid-19 ha aumentato l’incertezza del mercato, spingendo le quotazioni ulteriormente verso il basso. In ogni caso i prezzi si sono mantenuti in una forbice compresa tra 110 e 125 euro/t, con il minimo raggiunto a settembre 2020.

Le ultime quotazioni indicano un rialzo dei prezzi, ma è ancora presto per capire se questa crescita sarà strutturata o meno.

Confrontando la media dei prezzi del 2019 con quelli del 2020 si nota che nell’ultimo anno si è assistito a un ribasso di oltre l’11%. Questo trend è influenzato dall’andamento dei prodotti zootecnici, soprattutto del latte, che hanno pagato la crisi del Covid-19. In particolare, il Parmigiano Reggiano e il Grano Padano hanno subìto dei bruschi crolli di prezzo che si sono ripercossi sull’andamento delle quotazioni di tutti gli alimenti zootecnici a essi connessi, compresa la regina delle foraggere.

L’andamento del prezzo registrato negli ultimi mesi richiede un’importante riflessione relativamente alla redditività dell’erba medica. Questa valutazione è fondamentale in ogni condizione ma lo è ancora di più in situazioni meno favorevoli. Tale pratica si concretizza nella simulazione della redditività della coltura considerando diversi scenari di prezzo. In questo caso il calcolo dei ricavi, e quindi della redditività, è stato ripetuto prendendo a riferimento il prezzo minimo e il prezzo massimo registrato da Ismea nelle ultime 24 mensilità.


La simulazione (tabella 2) evidenzia che, anche utilizzando il prezzo minimo delle ultime 24 mensilità (86 euro/t per il primo sfalcio e 102 euro/t per i restanti), i ricavi riescono a coprire comunque i costi, generando un modesto utile (150 euro/ha) a cui va aggiunto il premio Pac. Viceversa, se nel calcolo si utilizza il prezzo massimo degli ultimi 24 mesi, il reddito lordo diventa estremamente interessante, raggiungendo quota 753 euro/ha a cui, anche in questo caso, va aggiunto il premio Pac.

Uno sguardo al futuro

L’approvazione del Green New Deal fissa l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050; inoltre, nell’ambito di tale accordo, è stata anche definita la strategia Farm to Fork, dove si disegnano gli obiettivi del settore primario.

In questo contesto assumeranno un’importanza cruciale le modalità con cui vengono gestite le coltivazioni, le produzioni realizzate e, soprattutto, l’allevamento del bestiame. Riguardo a quest’ultimo aspetto, per raggiungere gli obiettivi posti dalla strategia dovranno essere riviste le modalità con cui gli animali vengono allevati, soprattutto negli allevamenti intensivi.

Tra i cambiamenti che saranno introdotti è ipotizzabile che si assisterà a un ridimensionamento degli insilati in favore dell’alimentazione a secco, dove l’erba medica assume un’importanza fondamentale.

Tale strategia è motivata dalle migliori performances ambientali che questa tipologia di coltivazione offre e dalla semplificazione delle attività di trasformazione casearia. In realtà, in alcune aree del Nord Italia, questo percorso è già cominciato, con allevamenti da latte che hanno già scelto la strada dell’alimentazione a secco, soprattutto nelle situazioni in cui il prodotto viene destinato a produzioni di alta qualità (es. Grana Padano).

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 1/2021
Erba medica, la crisi pesa anche sulla regina delle foraggere
di G. Chiodini
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