La produzione di frutta in guscio ha visto negli ultimi anni una costante crescita, trainata dalla crescente domanda dei prodotti destinati al consumo diretto e alla trasformazione.
Secondo stime dell’Inc (International nut & dried fruit council), il consumo mondiale di nocciole è passato dal 2014 al 2018 da 380.000 a 520.000 t. L’Italia è al primo posto sia in termini di consumo totale che procapite (1,65 kg/anno, seguita da Spagna, Germania e Turchia).
La stessa fonte stima, nel 2019, un raccolto mondiale di nocciole di oltre 528.000 t (sgusciato). Con il 75% della quota mondiale la Turchia è il primo produttore, mentre l’Italia ha subìto nel 2019 le conseguenze di un clima sfavorevole, caldo e asciutto, con una riduzione al 60% circa dei raccolti.
In termini di medie degli ultimi 5 anni, la Turchia, il principale produttore mondiale di nocciole, si attesta al 70% circa, seguita dall’Italia con l’11%, Azerbaijan 5%, Georgia 4%, USA 3%. Si stanno poi inserendo nel mercato altri paesi, come il Cile e la Cina, che negli ultimi anni hanno investito molto in nuovi impianti.
In Italia (dati Istat) tra il 2010 e il 2018 si è passati da 70.464 a 84.306 ha, con una crescita di quasi il 20%. La produzione è cresciuta da 94.000 a 133.000 t.
L’abbattimento dei costi di produzione presuppone la meccanizzazione parziale o integrale delle operazioni agronomiche a più elevata richiesta di manodopera: nel caso specifico la spollonatura, la potatura, la trinciatura dei residui e, soprattutto, la raccolta.
In questo ultimo settore la meccanizzazione ha visto il maggiore impulso, con l’introduzione di macchine specializzate che hanno progressivamente sostituito la tradizionale raccolta manuale.
In base al principio di funzionamento queste macchine si distinguono due categorie: aspiratrici e raccattatrici entrambe, a loro volta, disponibili nelle versioni trainate, portate e semoventi.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 20/2020
Meccanizzazione del nocciolo e focus sulla raccolta
di D. Monarca e M. Cecchini
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