Mirtillo in fuori suolo: la dimensione del vaso ottimale

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Coltivare le piante in fuorisuolo può risolvere problemi dovuti al substrato; tale tecnica, però,
ha costi d’impianto che impattano sulla redditività e che crescono proporzionalmente alla grandezza del vaso, per questo è importante capire se la dimensione dei contenitori abbia un’incidenza significativa su resa e qualità.

Recentemente, per motivi commerciali, si è manifestato interesse nella produzione di mirtillo anche in areali non idonei dal punto di vista delle caratteristiche litologiche dei suoli in particolare per il pH troppo alto, data l’esigenza per questa specie di un pH sub-acido (optimum 4,5-5,5).
Un esempio di questa situazione è la Val di Non, dove, i terreni non possiedono le peculiarità necessarie per le piante di mirtillo.

Una soluzione alternativa è la tecnica del fuori suolo che prevede l’impiego di un substrato di coltivazione. Ci si è trovati quindi di fronte a molti interrogativi su come coltivare il mirtillo in contenitore, trattandosi di una pianta poliennale normalmente coltivata in piena terra. Infatti l’esperienza del fuori suolo fino a ora si limitava prevalentemente alle coltivazioni di piante annuali o biennali come la fragola e il lampone tra i piccoli frutti.
Un problema derivante dalla tecnica del fuori suolo, che prevede l’impiego di un substrato di coltivazione e dei vasi, è l’aumento dei costi di impianto, considerando che le prime aziende, pioniere in questo tipo di piantagione in Trentino, hanno impiegato, precauzionalmente, contenitori dal volume di novanta litri per ogni pianta e quindi con un’elevata incidenza sui costi.

E’ perciò emersa la necessità di svolgere una sperimentazione sulla coltivazione fuori suolo del mirtillo gigante americano volta a indagare se la produttività viene mantenuta come negli impianti in suolo e se la dimensione dei vasi possa avere un’incidenza sul prodotto finale.

Aspetti produttivi

I dati produttivi, considerati a partire dal secondo anno, hanno evidenziato produzioni di una certa consistenza in tutte le tesi confrontate, con valori quantitativi difficilmente raggiungibili al secondo anno di impianto nelle coltivazioni in suolo. Un primo aspetto osservato nella coltivazione fuori suolo del mirtillo è quindi un’entrata in produzione anticipata di 1-2 anni rispetto alla coltivazione in suolo.

Aspetti qualitativi

Su campioni di frutti in diverse fasi della raccolta sono stati esaminati anche i parametri qualitativi come: il calibro, il peso medio, la durezza, gli zuccheri e l’acidità.
Queste analisi sono state eseguite considerando 3 ripetizioni da 5 frutti per ciascuna tesi e per ciascuna raccolta.
Per quanto riguarda la consistenza dei frutti, tra le tesi indagate, non si sono notate significative differenze, mentre esistono solo delle differenze riconducibile all’annata e all’andamento climatico.
La pezzatura dei frutti ha invece evidenziato qualche differenza tra le tipologie di vaso impiegate e i successivi rinvasi.
Altresì è possibile notare che nel caso del rinvaso la pezzatura dei frutti aumenta fino a diventare simile a quella delle piante nei vasi grandi fin dall’inizio della sperimentazione.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 14/2020
Mirtillo in fuori suolo: la dimensione del vaso ottimale
di G. Ganarin
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