Pac e olio d’oliva, le proposte italiane

oliveti collina

L’Italia sta preparando «proposte emendative» sulla riforma della Pac in discussione in Consiglio Ue per prevedere un «vero e proprio programma operativo per l’olio d’oliva, con misure e risorse analoghe a quelle messe a disposizione per il vino negli ultimi 20 anni di Pac». È quanto ha dichiarato il sottosegretario alle politiche agricole Franco Manzato all’ultimo Consiglio agricoltura a Bruxelles.

La riforma così come immaginata dalla Commissione europea renderebbe obbligatori per i Paesi produttori programmi per l’ortofrutta, il vino, l’apicoltura, l’olio di oliva e altri settori. Come regola generale, il programma per l’olio di oliva avrebbe le caratteristiche di quelli dell’ortofrutta, con le organizzazioni dei produttori che dovranno farsi carico della presentazione dei programmi operativi alle amministrazioni nazionali, chiamate poi ad approvarli.

Solo attraverso le Op, quindi, i produttori di olio avrebbero la possibilità di aderire ai programmi. L’Italia vuole invece applicare il modello vino per la parte degli aiuti alla ristrutturazione e agli investimenti. Un approccio che non vede le Op come soli interlocutori, ma che apre all’adesione delle singole aziende.

Per avere le risorse finanziarie, il Governo italiano intende introdurre un altro emendamento, relativo al trasferimento dei fondi Pac da un pilastro all’altro.

La bozza di regolamento della Commissione prevede infatti flessibilità a doppio senso tra il pilastro dei pagamenti diretti e quello dello sviluppo rurale: gli Stati potranno trasferire fino al 15% dei fondi dall’uno all’altro e viceversa, ma il riferimento al primo pilastro riguarda solo la dotazione nazionale degli aiuti diretti. L’idea italiana è invece quella di usare risorse dello sviluppo rurale come fondi aggiuntivi per gli interventi settoriali per l’olio d’oliva.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 21/2019
Proposte italiane per la nuova Pac dell’olio di oliva
di Angelo Di Mambro
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