Pac: cresce tra gli agricoltori la tentazione di rinunciare agli aiuti

L’ipotesi di restare fuori dai meccanismi della Pac è stata prefigurata già da diversi mesi dagli agricoltori del Nord Europa e la Commissione europea ne è a conoscenza, essendo allertata su questa nuova filosofia che si sta diffondendo.

Anche alcuni agricoltori italiani ci stanno pensando, perché il confronto tra i benefici potenzialmente ricavabili dai diversi interventi di sostegno e i costi gestionali, espliciti e impliciti che è necessario sostenere, in certi casi restituisce un risultato negativo.

Gli adempimenti burocratici per essere ammessi alle diverse forme di finanziamento pubblico previste nella nuova Pac sono sempre più stringenti: innanzitutto è necessario soddisfare i requisiti della cosiddetta condizionalità rafforzata e quelli della condizionalità sociale. Una volta superato questo primo ostacolo, si entra nei diversi interventi del Primo e del Secondo pilastro, molti dei quali comprendono impegni di gestione, talvolta anche rigorosi e inediti, con la conseguente necessità di sostenere maggiori costi e/o minori ricavi.
Tanto per limitare l’attenzione ad alcuni elementi di novità, si ricorda che, dal 1° gennaio 2023, gli agricoltori sono tenuti a rispettare quanto previsto nella direttiva 2000/60 in materia di registrazione dei dati sull’utilizzo dei concimi fosfatici, minerali/inorganici, organo-minerali e organici, specificando il titolo di fosforo, le parcelle interessate, la coltura praticata, la superficie e altre informazioni sull’operazione di distribuzione (CGO 1).

Sempre in materia di condizionalità rafforzata ci sono da considerare le novità della rotazione obbligatoria (BCAA 7), delle superfici improduttive (aree di interesse ecologico o set aside previste nella BCAA 8) e della regola sulle fasce tampone di larghezza minima pari a
5 metri, con divieto di fertilizzazione e di distribuzione di prodotti fitosanitari e con l’obbligo di costituire una fascia stabilmente inerbita spontanea o seminata.

La tentazione di dire basta al sistema Pac interessa soprattutto chi riceve pagamenti diretti di importo basso e non utilizza, se non in maniera episodica, gli interventi settoriali e quelli dello sviluppo rurale.

Prima di decidere se abbandonare la comfort zone della Pac è però necessario considerare tutte le diverse variabili in gioco, perché la lista delle possibili opzioni è piuttosto ampia, comprendendo interventi nuovi (si pensi al fondo catastrofale) e quelli che nell’immediato potrebbero sembrare non interessanti, ma rivelare una certa utilità nel medio e nel lungo termine.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 2/2023
Cresce la tentazione di dire basta agli aiuti Pac
di E. Comegna
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