Peronospora della vite, attenzione alle infezioni primarie

Peronospora vite infezione primaria

Anche nel 2018 la peronospora della vite ha mostrato un’elevata aggressività creando, in diverse aree, non poche difficoltà a livello di difesa. Ciò ha riportato in primo piano la gestione di tale malattia che, peraltro, negli ultimi decenni è stata interessata da importanti innovazioni sia riguardo alla disponibilità di mezzi chimici sia alle conoscenze su biologia ed epidemiologia di Plasmopara viticola utili per la programmazione degli interventi.

La causa principale di tale imprevista situazione è sicuramente da attribuire al cambiamento climatico, che ha determinato condizioni complessivamente più favorevoli all’instaurarsi della malattia. In effetti l’aumento generale della temperatura ha portato da un lato all’anticipo della ripresa vegetativa della vite, dall’altro, in abbinamento all’andamento irregolare dei valori termici nonché delle piogge, alla maggiore probabilità di eventi infettivi anche gravi sia precoci che tardivi, compresi quelli sui grappoli

L’aumentata e irregolare pressione infettiva della peronospora ha obbligato a introdurre criteri di protezione più stringenti, sia nella scelta della tempistica d’intervento che in quella delle sostanze attive e dei formulati, ma ciò nonostante, nelle annate con andamenti climatici piovosi sono frequenti i casi di difficoltà di controllo, a volte anche con danni significativi alla produzione.

La gestione delle infezioni primarie

I motivi più frequenti di insuccesso vanno ricercati, anzitutto, nella difficoltà di gestione delle «infezioni primarie», che danno avvio ai processi infettivi e, quindi, nella definizione del momento più opportuno per l’inizio dei trattamenti.

Perché avvengano le infezioni primarie è necessario che si verifichino diverse condizioni: presenza nel vigneto di oospore mature, idonea capacità germinativa delle stesse (determinata soprattutto dalle precipitazioni nella prima parte della primavera, mesi di marzo e aprile), recettività degli organi infettabili (vegetazione verde) e adeguate condizioni meteo-climatiche (precipitazioni e temperatura).

Tenendo conto del mutato andamento climatico e dei possibili attacchi precoci anche gravi, in generale si ritiene che oggi una corretta gestione delle infezioni primarie dovrebbe essere di tipo preventivo attraverso l’applicazione del criterio della «prevenzione ragionata» cioè dell’inizio dei trattamenti prima del verificarsi delle condizioni predisponenti le infezioni.

Per la valutazione del rischio infettivo si può ricorrere a criteri empirici basati sostanzialmente sull’analisi dell’andamento meteo-climatico trascorso e previsto, ma un utile supporto alle decisioni può essere fornito anche dai modelli previsionali.

Anche la prosecuzione della difesa dovrà essere programmata su base preventiva, sempre tenendo conto dell’andamento climatico, considerando sia le infezioni primarie (che possono proseguire in maniera scalare a seguito di piogge fino all’estate) sia le infezioni secondarie (che, come noto, possono essere causate dalle rugiade). In questi casi, sotto il profilo applicativo potrebbe essere utile l’utilizzo di formulati commerciali contenenti più principi attivi aventi, però, diverso meccanismo e modalità di azione.

Nel concetto della «prevenzione ragionata», da modulare come tempistica sulla base del rischio infettivo, rientra anche la corretta scelta delle sostanze attive e dei formulati.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2019
Peronospora della vite sempre in primo piano
Di D. D’Ascenzo, A. Brunelli
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