Nutrizione azotata della vite prima alleata della qualità

La riduzione dei cicli vegetativi, soprattutto per i vitigni più precoci, e i maggiori rischi di siccità causati dal cambiamento climatico in atto inducono modificazioni importanti nella composizione chimica del mosto e del vino (acidità titolabile, pH, potenziale aromatico, stabilità della materia colorante), in quanto il processo della maturazione avviene in presenza di temperature elevate, in piante stressate e con chiome poco efficienti.

Questi fenomeni si accompagnano spesso a disturbi nella nutrizione potassica, fortemente condizionata dalla selettività di vitigni e portinnesti, e a una diminuzione dell’assimilazione dell’azoto dovuta a una cripto carenza – ormai cronica – dell’elemento causata dalla riduzione delle concimazioni minerali e agli effetti della carenza d’acqua, che riduce la traspirazione fogliare.

Il ruolo dell’azoto, come evidenziano i risultati della sperimentazione descritta di seguito, oltre che contrastare gli effetti del cambiamento climatico (invecchiamento precoce delle piante) ha dimostrato di migliorare le caratteristiche qualitative del vino (tenore di aminoacidi e tioli, quali precursori di aromi).

I risultati di una prova biennale realizzata in Italia centrale presso un vigneto Chardonnay di circa 10 anni allevato a cordone speronato con sesto di impianto di 2,30 m × 1 m hanno evidenziato gli effetti di due differenti strategie di concimazione sulla nutrizione fogliare e sulla composizione del vino.

Ambedue le tesi concimate hanno espresso produzioni di uva e composizione del mosto dal punto di vista qualitativo superiori rispetto al testimone non fertilizzato.

Effetti della fertilizzazione minerale sulla produttività di uva

A causa della grandinata precoce avvenuta nell’estate del 2018 appare mitigata la valutazione dell’effetto della concimazione tra le tesi.

Nel 2019 la tesi B con 77,8 q/ha di uva, 20,9 °Brix e 6,9 di acidità totale è apparsa la migliore, seguita dalla tesi A con 65,2 q/ha di uva, 21,2 °Brix e 6,7 di acidità totale. La tesi B si è dimostrata la migliore e rispetto al testimone l’incremento di produzione è stato di circa il 40%. L’indice di Ravaz è apparso in tutte le tesi a confronto relativamente basso, soprattutto nel 2018 per gli effetti della grandinata. Nel 2019 i valori si sono normalizzati pur rimanendo sotto la norma a dimostrazione che l’ampia superficie fogliare a disposizione dell’uva ha garantito una maturazione ottimale (tabella 2).

Tesi A: concime complesso 12.12.17 (12% di azoto totale, 4,8% azoto nitrico, 7,2% azoto ammoniacale, 12% anidride fosforica solubile in acqua, 17% di ossido di potassio solubile in acqua – Nitrophoska Special, EuroChem). Tesi B: concime complesso 14.7.17 (14% di azoto totale, 6,1% azoto nitrico, 7,9% azoto ammoniacale, 7% di anidride fosforica solubile in acqua, 17% di ossido di potassio solubile in acqua – Entec Perfect, EuroChem).

Effetti della fertilizzazione minerale sulla qualità del vino

Sono inoltre apparse importanti le differenze nel pH, nell’acidità titolabile e malica, come si poteva prevedere dai contenuti di potassio nelle foglie, soprattutto alla vendemmia. Infatti, nel testimone l’equilibrio acido è meno favorevole in ambedue le annate perché il pH è risultato più alto (soprattutto nel 2019) e per i valori più bassi di acidità titolabile e di acido malico rispetto alle tesi trattate (tabella 4). In particolare, la tesi B concimata con il 14.7.17 presenta il pH più basso e i livelli acidici più alti rispetto al testimone in ambedue le annate.


I risultati sopra esposti, pur limitati a due annate delle quali una, la 2018, condizionata dagli effetti di una forte e precoce grandinata, consentono di trarre alcune considerazioni sul ruolo la nutrizione minerale ricopre sulle manifestazioni vegeto-produttive della vite e sulla composizione chimica del vino.

Lo strumento della diagnostica fogliare si è dimostrato molto efficace nel valutare non solo il livello degli elementi minerali nella pianta, ma soprattutto gli equilibri ed i rapporti competitivi tra gli elementi. I riscontri all’allegagione hanno messo in luce una competizione N/K, mentre alla vendemmia è apparsa più indicativa quella K/Mg. Le tesi concimate – soprattutto la tesi B – hanno migliorato notevolmente questi equilibri nutrizionali favorendo l’assunzione di azoto e di potassio e riducendone gli aspetti competitivi, soprattutto per la bassa presenza di potassio nelle foglie.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 39/2020
Nutrizione azotata della vite prima alleata della qualità
di R. Cotarella, F. Fossati
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